«Non è aumentata solo l’età media della donna al suo primo figlio, ma anche quella delle donne che si sottopongono a cicli di Pma dopo i 40 anni che è passata dal 20,7% del 2005 al 34% del 2022. Anche nella Pma il fattore età è determinante: gli embrioni ottenuti con ovociti di una donna di 35 anni raggiungono il 70% di successo. Percentuale che si abbassa notevolmente nelle donne dopo i 42 anni che rischiano che la gravidanza non sia portata a termine e che degeneri in un aborto tardivo». Lo rileva Antonio Pellicer, uno dei massimi esperti mondiali sui temi che riguardano la fertilità, professore ordinario di Ostetricia e Ginecologia all’Università di Valencia, fondatore di Ivi (Istituto Valenciano di Infertilità specializzato nella riproduzione assistita). Andrebbe fatta una massiccia campagna di sensibilizzazione, come quelle organizzate negli ultimi anni per contrastare fattori di rischio per la salute come fumo e alcol, che parta dalle scuole e insegni ai giovani che l’infertilità è una vera e propria patologia, che esistono dei campanelli d’allarme che è importante saper riconoscere, che può essere prevenuta e combattuta, ma solo se affrontata nei tempi giusti», spiega Pellicer, che commenta anche i dati Istat sulle nascite: «I nati della popolazione residente in Italia nel 2023 sono stati poco più di 379.000, nel 2021 erano stati circa 399.000. In soli due anni, dunque, sono nati 20.000 bambini in meno. L’Italia ha bisogno, per il suo stesso sostentamento e benessere, di dare subito uno svolta alla politica di sostegno alle famiglie. Maggiori politiche di welfare, una sanità che punti sulla prevenzione, un lavoro mirato sui giovani per far capire loro che la salute riproduttiva è un bene primario che devono salvaguardare fin da piccoli, conclude.
Antonella Salini