Nel Regno Unito si lavora ufficialmente per creare il primo genoma umano completamente sintetico. Un passo in avanti rivoluzionario che aprirebbe le porte a terapie cellulari personalizzate, trapianti senza donatori, trattamenti anti-aging e molto, molto altro. Ma anche un salto nel buio, con implicazioni bioetiche e rischi per la salute e la sicurezza difficili da prevedere. Il progetto si chiama Synthetic Human Genome Project, ed ha appena ricevuto un finanziamento da 10 milioni di sterline e un endorsement di primo piano da parte del Wellcome Trust, il più ricco ente benefico del mondo dedicato a promuovere la ricerca medica. Il nuovo programma di ricerca è una prosecuzione ideale del lavoro svolto negli anni ’90 dallo Human Genome Project, un enorme sforzo scientifico che portò al primo sequenziamento completo del genoma umano. Il programma venne completato nel 2003, e a più di 20 anni di distanza le nostre capacità di leggere il Dna sono avanzate così tanto che c’è chi ha deciso che è arrivato il momento di scrivercelo da soli. Il programma prevede la collaborazione delle università di Cambridge, Kent, Manchester e Oxford, e dell’Imperial College di Londra, e punta ad ottenere un primo cromosoma umano sintetico nell’arco dei prossimi 5-10 anni. Per arrivare a una cellula intera a quel punto ne mancheranno ancora altri 22. Ma già così, l’obbiettivo è estremamente ambizioso, e per essere portato a termine richiederà lo sviluppo di tecnologie e conoscenze scientifiche completamente nuove. Al momento, infatti, è impossibile sintetizzare porzioni di Dna così ampie. Il più grande genoma sintetico mai creato è infatti quello di un batterio sintetico della specie Escherichia coli, che conta circa quattro milioni di coppie di basi azotate (le «lettere» con cui è scritto il Dna). Per ottenere un cromosoma umano, ne servono 125 milioni. Per una cellula intera, si arriva a 3miliardi. Questo dovrebbe rendere chiare le difficoltà che incontrerà il progetto. Ma anche le sue potenzialità: potendo scrivere da zero i geni delle cellule umane, queste possono essere studiate, trasformate in terapie, adattate per resistere alle infezioni, modificate per curare patologie genetiche e molto altro. Ovviamente, allo stesso modo possono essere utilizzate per fare del male: nelle mani sbagliate, una simile tecnologia può produrre facilmente armi biologiche o essere utilizzata per modificare geneticamente gli esseri umani. «Il genio è fuori dalla bottiglia», ha commentato in proposito il genetista dell’Università di Edimburgo Bill Earnshaw intervistato dalla Bbc. «Possiamo anche avere una serie di regole oggi, ma se un’organizzazione che ha accesso agli strumenti appropriati decidesse di sintetizzare qualsiasi cosa, non credo che avremmo modo di impedirglielo». Questo genere di preoccupazioni sono ovvie, come riconoscono gli stessi ricercatori del Synthetic Human Genome Project, che prevede infatti uno studio gemello affidato a sociologi e altri specialisti di scienze sociali, per esaminare le implicazioni etiche, legali e sociali di queste nuove tecnologie.
Simone Valesini