Difficile non accorgersi dell’ondata anomala di caldo che sta colpendo il Mediterraneo in questi giorni. Basta guardare le mappe del globo, dove il nostro mare spicca di un rosso scuro più intenso di qualunque altro specchio d’acqua. E se da noi le temperature sono già quelle dei mesi più caldi dell’estate, è lungo le coste spagnole e francesi che si fanno realmente bollenti. Tanto elevate, da aver costretto Électricité de France (Edf), il principale produttore di energia atomica francese, ad avvertire che nei prossimi giorni potrebbe trovarsi costretta a spegnere i reattori, se le temperature delle acque dei fiumi nel meridione del paese continueranno a salire. In termini assoluti, le temperature raggiunte in questi giorni dalle acque del Mediterraneo segnano un nuovo record negativo. Parliamo di valori superiori anche di quattro o cinque gradi rispetto alla norma, che fino a una ventina di anni fa erano riservati per i giorni più caldi dell’estate, a metà agosto. La colpa è nuovamente di un anticiclone di matrice subtropicale, che sta bloccando la circolazione dei venti, contribuendo così al riscaldamento delle acque superficiali del mare. Non è però una novità, visto che il trend negli ultimi anni è chiaro, e i record di temperature continuano a essere superati con cadenza mensile. Con ogni probabilità, quindi, il resto dell’estate non porterà grandi sorprese: il caldo, insomma, è qui per restare. I rischi dovrebbero ormai essere chiari a tutti: più le acque del mare si scaldano, più energia viene immagazzinata, pronta ad alimentare temporali e altri fenomeni distruttivi con l’arrivo delle giuste condizioni meteo. Le previsioni per i prossimi giorni confermano comunque che non abbiamo ancora raggiunto il picco dell’attuale ondata di calore. Da qui l’annuncio di Edf: se le temperature nel Sud della Francia supereranno i 38 gradi, è probabile che le acque dei fiumi diventeranno troppo calde per poter essere utilizzate per il raffreddamento dei reattori nucleari. E l’unica possibilità a quel punto sarà lo spegnimento, o la drastica riduzione di potenza. Per ora, l’annuncio dell’azienda elettrica francese parla del sito di Blayais, nei pressi di Bordeaux, e potenzialmente di altre strutture alimentate dal Rodano e dalla Garonna. Non dovrebbe comunque rivelarsi un problema per l’approvvigionamento elettrico del paese, perché anche se è vero che il nucleare pesa per circa il 70 percento sul mix energetico francese, i mesi estivi sono anche quelli in cui i consumi sono minori, e vengono spesso utilizzati per la manutenzione degli impianti. Se non altro, però, dimostra che nessuno – nemmeno gli impianti nucleari – è immune agli effetti dei cambiamenti climatici di questi decenni. E visto che negli ultimi anni sta accadendo sempre più spesso, non è detto che in futuro il paese non debba tenerne conto, visto che la strategia energetica nazionale continuerà ad affidarsi al nucleare come fonte primaria anche nei decenni a venire.
Simone Valesini