Ogni anno, in Europa si registrano circa 400 mila arresti cardiaci improvvisi, di cui 60 mila in Italia. Una condizione causata da un ritmo cardiaco anomalo che si verifica quando il cuore smette di pompare il sangue in tutto il corpo senza preavviso. In genere l’evento si manifesta all’improvviso senza segnali premonitori. In casi rari può essere preceduto da senso di fatica, vertigini, dolore toracico, perdita di sensi, palpitazioni e vomito. Senza un intervento tempestivo come la Rianimazione CardioPolmonare (RCP), le persone colpite moriranno, questo perché il cervello è un organo estremamente vulnerabile all’assenza di ossigeno e dopo pochi minuti (circa 5) va incontro a danni irreversibili. Un nuovo studio, guidato dall’Università Fudan di Shanghai (Cina), ha ora individuato 56 fattori di rischio associati all’arresto cardiaco improvviso e scoperto che fino al 63 per cento dei casi potrebbe essere evitabile agendo su questi fattori. «Lo studio – ha affermato il ricercatore principale, il dott. Huihuan Luo – ha rilevato associazioni significative tra vari fattori modificabili e l’arresto cardiaco improvviso, con i cambiamenti nello stile di vita che hanno avuto il maggiore impatto nella prevenzione dei casi». Tra questi cambiamenti compare anche un consumo moderato di champagne o vino bianco, che potrebbe svolgere un effetto cardioprotettivo. Una conclusione che tuttavia contrasta con quanto suggerito da studi precedenti, secondo cui anche un consumo moderato di alcol è associato a un aumento del rischio cardiovascolare. I risultati della ricerca sono stati pubblicati sul Canadian Journal of Cardiology. «Tutti gli studi precedenti che hanno analizzato i fattori di rischio dell’arresto cardiaco improvviso – ha affermato Huihuan Luo, ricercatore principale dello studio – erano basati su ipotesi e si concentravano su un numero limitato di possibili fattori di esposizione, basati su conoscenze pregresse o quadri teorici. In questo nuovo studio abbiamo esaminato la relazione tra l’intero esposoma (tutti i fattori ambientali e le esposizioni a cui un individuo è sottoposto durante la vita, che influenzano la salute e lo sviluppo) e i dati sulla salute di un ampio campione di persone per valutare le relazioni causali». I ricercatori hanno esaminato quasi 503 mila persone di età compresa tra mezza e anziana inserite nella biobanca di dati del Regno Unito. Di queste, 3.147 persone hanno subito un arresto cardiaco improvviso durante un tipico periodo di follow-up di 14 anni. I ricercatori hanno identificato 56 fattori di rischio non clinici associati all’apoplessia improvvisa (che spaziano dalle abitudini legate allo stile di vita alle misure fisiche, dai fattori psicosociali allo status socioeconomico e all’ambiente locale, come l’esposizione all’inquinamento atmosferico) e trovato prove convincenti che intervenire su questi fattori potrebbe prevenire un gran numero di casi. L’analisi ha rilevato in particolare effetti protettivi associati a 3 fattori (l’utilizzo del computer, il consumo di consumo di champagne e/o vino bianco e il consumo di frutta) ed effetti negativi associati a 6 fattori (sensazione di stitichezza, maggiore massa e percentuale di grasso al braccio, indice di massa corporea, pressione arteriosa sistolica e basso livello di istruzione). Tra questi fattori, le abitudini legate allo stile di vita sono emerse come le più influenti nel prevenire l’arresto cardiaco improvviso. Sulla base di questi risultati, i ricercatori hanno calcolato che tra il 40 per cento e il 63 per cento dei casi di arresto cardiaco improvviso potrebbero essere evitabili se si considerano tutti e 56 i fattori di rischio identificati. «A nostra conoscenza – ha affermato Renjie Chen, co-ricercatore dello studio – questo è il primo studio che ha indagato in modo completo le associazioni tra fattori di rischio modificabili non clinici e incidenza di arresto cardiaco improvviso. Siamo rimasti sorpresi dall’elevata percentuale (40-63 per cento) di casi che potrebbero essere prevenuti migliorando i profili sfavorevoli». Per quanto riguarda i fattori legati allo stile di vita, i ricercatori hanno scoperto un’associazione alquanto insolita, e cioè che un consumo moderaro di champagne e/o vino bianco insieme a una maggiore assunzione di frutta e a un atteggiamento «positivo» nei confronti della vita possono proteggere dall’arresto cardiaco. Al contrario, sentimenti di «stanchezza», indici di massa corporea (BMI) e massa grassa del braccio elevati, pressione alta e un livello di istruzione inferiore aumentano il rischio. «Una delle scoperte più interessanti dello studio – ha affermato in un editoriale correlato allo studio, Nicholas Grubic dell’Università di Toronto in Canada e Dakota Gustafson della Queen’s University in Ontario, Canada – è l’effetto cardioprotettivo associato al consumo di champagne e vino bianco, che mette in discussione ipotesi consolidate sulla specificità delle proprietà cardioprotettive del vino rosso». Il vino rosso è considerato da sempre un’opzione più sana anche rispetto al vino bianco per il suo alto contenuto di resveratrolo, un composto vegetale, presente nelle bucce dell’uva, associato a proprietà antinfiammatorie e antitumorali. «Tuttavia, anche il vino bianco e lo champagne, nonostante la loro minore concentrazione di polifenoli, possono conferire vantaggi cardiovascolari – hanno spiegato i ricercatori canadesi Nicholas Grubic e Dakota Gustafson -. La ricerca sui meccanismi sottostanti rimane poco chiara, ma questi risultati rafforzano l’idea che i benefici di un consumo moderato possano essere più complessi di quanto precedentemente ipotizzato». Questo è un altro dei risultati insoliti emersi dallo studio. La ricerca ha evidenziato una relazione inversa tra il tempo trascorso al computer e il rischio di arresto cardiaco improvviso, il che suggerisce che restare per più tempo seduti davanti a un computer proteggerebbe il cuore dall’arresto cardiaco. «Dati i rischi ben documentati legati a un comportamento sedentario – hanno commentato i due ricercatori canadesi – questo può sembrare paradossale. Tuttavia, anziché implicare un effetto protettivo del tempo trascorso davanti allo schermo in sé, è probabile che questa associazione sia influenzata da fattori socioeconomici e di coinvolgimento cognitivo sottostanti. Le persone che trascorrono più tempo al computer potrebbero avere occupazioni o stili di vita che promuovono la stimolazione mentale, un minore stress oppure una maggiore consapevolezza della salute, tutti fattori che potrebbero contribuire a ridurre il rischio cardiovascolare».
Barbara Fiorillo