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Cosa bisogna fare per ridurre il rischio di demenza

Gazzettino Italiano Patagónico by Gazzettino Italiano Patagónico
24 de abril de 2025
in Salud
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Cosa bisogna fare per ridurre il rischio di demenza
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L’ipertensione mette a dura prova i vasi sanguigni, il cuore e altri organi, aumentando il rischio di sviluppare cardiopatie (come insufficienza cardiaca, attacco cardiaco o morte cardiaca improvvisa), insufficienza renale o ictus in età precoce. Ma è anche un dei 14 fattori di rischio «modificabili» della demenza insieme al fumo, l’inattività fisica, il consumo eccessivo di alcol, il diabete, l’obesità, l’isolamento sociale, la depressione, il colesterolo alto, un trauma cranico, bassi livelli di istruzione, l’inquinamento atmosferico, problemi alla vista e l’ipoacusia (calo dell’udito) non trattati. Secondo un report della Lancet Commission, intervenire sui questi fattori potrebbe ritardare o addirittura evitare fino al 40 per cento dei casi di demenza dopo i 70 anni. Quando c’è ipertensione è necessario assumere una terapia farmacologica e parallelamente modificare il proprio stile di vita (seguire una dieta equilibrata con un basso consumo di grassi saturi, limitare gli alcolici e il sale, evitare il fumo, e fare attività fisica). Un nuovo studio guidato dall’University of Texas Southwestern Medical Center, ha ora dimostrato che questo tipo di intervento volto a controllare la pressione ha anche un altro vantaggio: riduce del 16 per cento il rischio di deterioramento cognitivo, inteso come difficoltà di pensiero, memoria, linguaggio e risoluzione dei problemi nei soggetti ipertesi. I dettagli della ricerca sono stati pubblicati sulla rivista scientifica Nature Medicine. L’ipertensione è un disturbo della pressione sanguigna (l’intensità con cui il sangue scorre nei vasi) caratterizzato da un valore a riposo più alto rispetto a valori fisiologici normali. I valori normali in età adulta dovrebbero essere compresi tra 115 e 120 mmHg per la massima (sistolica) e tra 75 e 80 mmHg per la minima (diastolica). Quando superano 140 per la massima e 90 per la minima allora c’è ipertensione. A soffrirne, oggi, sono 1,2 miliardi di persone in tutto il mondo (di cui 16 milioni in Italia), un numero più che raddoppiato negli ultimi 30 anni. L’ipertensione ha un’incidenza che aumenta con l’avanzare dell’età (colpisce i due terzi delle persone di età superiore ai 60 anni) ed è correlata sia al rischio di declino cognitivo vascolare e di Alzheimer. Questo perché la pressione alta, compromettendo la struttura e l’integrità funzionale del microcircolo cerebrale, riduce il flusso di sangue al cervello. Insieme a questo, processi associati all’ipertensione come la neuroinfiammazione, favoriscono la formazione di placche amiloidi, che determinano la morte dei neuroni, e caratterizzano la malattia di Alzheimer. I ricercatori dell’University of Texas Southwestern Medical Center hanno reclutato quasi 34 mila persone di età pari o superiore a 40 anni con un’ipertensione non controllata, che vivono contesti rurali della Cina, e divisi un due gruppi. Il primo (gruppo di intervento) ha seguito una terapia farmacologica per abbassare la pressione e ricevuto nel corso del follow-up (48 mesi) visite domiciliari periodiche per monitorare la pressione arteriosa e controllare che i partecipanti apportassero modifiche allo stile di vita (smettere di fumare, perdere peso, adottare una dieta più sana, tra cui ridurre l’apporto di sale e il consumo di alcol) volte a un controllo della pressione. Il secondo (gruppo di controllo) ha invece seguito le cure abituali, con solo consigli sulla gestione della pressione arteriosa, sottoponendosi a controlli pressori solo in contesti sanitari.  Dall’analisi è emerso che le strategie volte a un controllo efficace della pressione arteriosa hanno ridotto in soli quattro anni significativamente il rischio di Alzheimer e altre forme di demenza. In particolare, nei soggetti in cui la pressione arteriosa sistolica (la massima) si è abbassata da 157 a 128 mmHg, si è ridotto del 15 per cento il rischio di sviluppare demenza dopo 4 anni, e del 16 per cento il rischio di deterioramento cognitivo. «Sebbene non esista un singolo comportamento che garantisca la prevenzione della demenza, sappiamo che ciò che fa bene al cuore fa spesso bene anche alla testa – ha affermato il dottor Richard Oakley, direttore associato per la ricerca e l’innovazione presso l’Alzheimer’s Society -. Questo studio è uno dei primi grandi trial clinici volti a verificare se il trattamento dell’ipertensione possa ridurre il rischio di demenza, e i risultati sembrano promettenti». «La pressione alta – ha aggiunto Masud Husain, professore di Neurologia presso l’Università di Oxford – è un campanello d’allarme che ci invita a trattarla in modo intensivo, non solo per proteggere il cuore, ma anche il cervello». La dottoressa Julia Dudley, responsabile della ricerca presso l’Alzheimer’s Research UK, ha invitato il governo a fare di più per contrastare i fattori legati alla salute e allo stile di vita che possono causare la demenza. «Ciò – ha affermato – potrebbe significare introdurre politiche volte a ridurre il sale, lo zucchero e le calorie negli alimenti trasformati e abbassare l’età minima per accedere al programma NHS Health Check in Inghilterra da 40 a 30 anni, in modo che più persone possano iniziare a gestire la pressione sanguigna prima in età adulta». «Nel frattempo che questi provvedimenti vengano implementati dal Servizio Sanitario Nazionale – ha concluso -, tutti possiamo fare qualcosa per migliorare il nostro benessere generale e ridurre il rischio di demenza, come svolgere regolarmente attività fisica, mantenere un peso sano, gestire lo stress, dormire a sufficienza e ridurre il consumo di sale e alcol».

Barbara Fiorillo

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