Il satellite Io è unico nel sistema di Giove, per la sua intensa attività vulcanica che lo rende l’oggetto geologicamente più attivo del sistema solare. Per. questo motivo, per decenni, si è creduto che l’enorme attrazione gravitazionale di Giove fosse sufficiente a creare un oceano di magma sotto la sua superficie, che alimentasse i suoi vulcani. Anche le misure di induzione magnetica condotte dalla sonda Galileo avevano suggerito la presenza di magma sotto la superficie di questa luna di Giove. Questo scenario è stato però rivisto a seguito delle nuove osservazioni realizzate da Juno, la sonda che dal 2016 sta esplorando Giove e, più recentemente, le sue lune. Un nuovo studio basato sui dati di gravità raccolti dalla sonda Juno della NASA durante dei sorvoli della luna Io di Giove esclude la presenza di un oceano di magma sotto la sua superficie. Juno ha sorvolato per due volte Io a circa 1.500 chilometri di quota, raccogliendo dati del campo gravitazionale della luna molto accurati. Sotto la superficie del satellite Galileiano più vicino a Giove, c’è un mantello solido. A rivelarlo è lo studio «Io’s tidal response precludes a shallow magma ocean» pubblicato su Nature, realizzato anche grazie al lavoro di diversi ricercatori della Sapienza Università di Roma e dell’Università di Bologna. La ricerca, coordinata da Ryan Park del Jet Propulsion Laboratory della NASA (JPL), ha sfruttato i dati collezionati dalla sonda Juno durante due recenti sorvoli ravvicinati della luna confrontati con i dati storici della missione Galileo, la sonda della NASA che tra il 1995 e il 2003 ha esplorato il sistema di Giove. «La combinazione dei dati ha permesso di migliorare la stima della risposta mareale di Io, che fornisce indicazioni dirette della deformabilità della struttura interna della luna» spiega Daniele Durante, ricercatore presso il Dipartimento di Ingegneria Meccanica e Aerospaziale della Sapienza.