Emilia-Romagna e Umbria al Centrosinistra. Alla fine, dunque, dopo la vittoria del Centrodestra in Liguria, la partita delle Regionali finisce due a uno per i partiti all’opposizione del Governo nazionale. Non era una partita scontata anche in Emilia-Romagna, di recente colpita dal maltempo che ha causato gravi danni alla popolazione e suscitato forte malcontento. Un malcontento che la destra di Governo ha cercato in tutti i modi di cavalcare ma gli elettori hanno scelto il Centrosinistra ed eletto Michele De Pascale, sindaco di Ravenna, alla Presidenza della Regione. Significativa la vittoria del Centrosinistra in Umbria, una terra in passato sempre governata dalla sinistra che nelle passate elezioni regionali invece passò al Centrodestra eleggendo la leghista Donatella Tesei alla Presidenza. In Umbria tutti i sondaggi davano un testa a testa tra le due candidate. Alla fine, invece, ha vinto con discreto margine la sindaca di Assisi, Stefania Proietti, candidata appoggiata da tutte le forze politiche del Centrosinistra. In tutte e due le regioni il Partito Democratico si conferma primo partito, con oltre il 43% dei consensi in Emilia-Romagna (quando mancano ancora 600 sezioni e destinato a crescere) e oltre il 32% in Umbria, dove mancano ancora la metà delle sezioni. Fratelli d’Italia è la seconda forza politica, con oltre il 24% dei consensi (quando mancano ancora 600 sezioni, ndr) in Emilia-Romagna e il 20% in Umbria a metà scrutinio (570 sezioni su 1.000). Tutte le forze politiche hanno sottolineato il problema del forte astensionismo, che anche in questa tornata regionale ha riguardato circa la metà degli elettori che sono rimasti a casa. Un fenomeno che dura da anni e che alcuni studiosi stanno monitorando con preoccupazione. Perché è vero che molti di questi possono essere proprio estranei a qualsiasi tema politico, pensare che andare o meno a votare non faccia nessuna differenza; ma è altrettanto vero che una gran parte significativa di questa massa astensionista potrebbe invece essere sensibile a ‘tornare attiva’ se qualcuno promette una qualche soddisfazione immediata. Trump, che ha fatto sua la lezione di Silvio Berlusconi, sta lì a dimostrarlo: nel momento in cui i sistemi democratici sono in crisi rispetto a quanti promettono subito il paradiso o indicano il nemico da cacciare, immigrati, comunisti e compagnia cantando, quel vasto popolo in un momento potrebbe passare armi e bagagli all’emocrazia, quel nuovo sistema politico che si va sempre più affermando basato e guidato dalle emozioni piuttosto che da argomentazioni e fatti reali. In genere, a quanto si è visto finora, questo tipo di leader preferisce comandare a bacchetta piuttosto che confrontarsi secondo regole certe. Le forze politiche che, invece, pensano che il sistema democratico liberale vada garantito ma anche che urge riformarlo, farebbero bene a mettere in campo cervelli e soluzioni. Altrimenti, come dice sconsolato il Cardinale Gianfranco Ravasi, in un simile contesto ‘Cristo stesso, se apparisse oggi proclamando le beatitudini, non scuoterebbe le coscienze come un tempo. Al massimo, un poliziotto gli chiederebbe i documenti’. Questa la preoccupazione, che si confermi sempre più una società incapace di accogliere messaggi forti proprio perché priva di valori radicati.
Nico Perrone