L’esercito israeliano è sospettato di aver usato armi al fosforo contro i caschi blu di Unifil, in Libano: a riportare la notizia è il Financial Times, sulla base di informazioni contenute nel report di intelligence di un Paese non meglio specificato, tra i cinquanta che partecipano alla missione Onu di interposizione. Il report, continua la testata statunitense, è datato 13 ottobre, giorno in cui la missione denunciò l’irruzione di due carriarmati Merkava contro la base di Ramyah. L’epilogo è stata la distruzione del cancello d’ingresso e quindici soldati Unifil intossicati dal fumo dei colpi d’arma sparati dai soldati di Tel Aviv. Unifil dichiarò che per loro si era reso necessario il ricovero per irritazioni cutanee e problemi gastrointestinali. Il documento citato dal Ft non chiarisce se si tratti o meno dello stesso incidente, ma riferisce di attacchi multipli e caschi blu feriti. L’utilizzo di armi al fosforo bianco è consentito dal diritto internazionale in teatri di guerra, tuttavia è proibito in contesti in cui risiedono civili. Dal 7 ottobre 2023, giorno dell’assalto del gruppo palestinese Hamas contro il sud di Israele, sono iniziati scambi a fuoco tra l’esercito e la milizia del partito libanese Hezbollah nelle aree di confine. Amnesty International il 31 ottobre 2023 denunciò: «Tra il 10 e il 16 ottobre l’artiglieria israeliana ha usato munizioni contenenti fosforo bianco nel corso delle sue operazioni militari lungo il confine meridionale del Libano». L’organizzazione domandò che «l’attacco contro il villaggio di Dhayra, avvenuto il 16 ottobre» venisse «indagato come crimine di guerra in quanto attacco indiscriminato che ha ferito almeno nove persone e causato danni a obiettivi civili, dunque illegale». Accuse di almeno un attacco al fosforo bianco da parte di Israele sono giunte anche dai giornalisti nella Striscia di Gaza, contro aree civili. Nelle ultime ore l’offensiva di Israele contro il Libano ha fatto registrare secondo gli analisti un elemento in più: gli attacchi contro la città portuale di Tiro, Patrimonio dell’Unesco, la quinta per dimensioni con una popolazione di 200mila persone, sono stati particolarmente intensi e vasti, con numerosi edifici rasi al suolo anche nel centro, finora risparmiato. Gli attacchi sono stati preceduti da ordini di evacuazione per i residenti, che hanno creato panico e congestionato le strade. La popolazione si è mossa in massa, e il flusso sarebbe continuato ore dopo gli annunciati attacchi. Al Jazeera riferisce che a Beirut i centri governativi per accogliere gli sfollati ormai sono al completo, e alle famiglie non resta che dormire nelle strade, in macchina e in tende improvvisate, a causa degli arrivi da località vicine. In risposta, i combattenti di Hezbollah hanno rivendicato il lancio di missili contro basi militari israeliane, che sarebbero stati intercettati dalle difese di Tel Aviv. «Bisogna scongiurare una escalation maggiore», l’appello del segretario di Stato americano Antony Blinken, ieri in Israele, in riferimento all’attacco di missili iraniani contro lo Stato ebraico dell’1 ottobre scorso. Il funzionario della Casa Bianca ieri ha incontrato il primo ministro Benjamin Netanyahu, al quale ha chiesto «passi in avanti» nel garantire l’ingresso di aiuti umanitari nella Striscia di Gaza e per arrivare a un cessate il fuoco a Gaza e in Libano. «È altrettanto importante- ha detto- che Israele reagisca senza creare un’escalation». Prossima tappa del suo tour in Medio oriente, l’Arabia Saudita.
Alessandra Fabbretti