A livello politico è scontro, tra maggioranza e opposizione, sull’invio dei migranti nel centro di raccolta italiano costruito in Albania. Per quanto riguarda invece il grosso degli imprenditori italiani, quelli di Confindustria per intenderci, sono pronti ad accogliere a braccia aperte ben 120 mila l’anno per i prossimi 5 anni. Sembra incredibile ma è scritto nero su bianco nel rapporto presentato dal Centro studi di Confindustria sullo stato della nostra economia e sul futuro del nostro sviluppo e benessere sociale. Nei prossimi anni, avverte Confindustria, diversi fattori mettono a rischio la crescita del Paese. A partire dal declino demografico, che accrescerà la carenza di lavoratori che già oggi è un problema. In queste ultime ore abbiamo già visto i drammatici dati sul continuo calo delle nascite. Ora sulla base delle proiezioni Istat, il saldo naturale della popolazione residente in Italia è previsto ridursi di 1,5 milioni entro il 2028. Calcolatrice alla mano, gli imprenditori italiani già adesso sanno che a parità di tasso di occupazione l’offerta di lavoro tra 5 anni si ridurrà di 520 mila unità. Una modesta crescita economica, sottolineano, implicherebbe un fabbisogno di occupazione aggiuntiva di circa 815 mila unità. La differenza tra posti di lavoro disponibili e lavoratori pronti a coprirli è destinata ad aumentare e nel 2028 arriverà a 1,8 milioni di posti, il che richiede un aumento di ingressi di lavoratori stranieri. Per il Centro studi di Confindustria è «difficile pensare di compensarlo con il solo aumento del tasso di occupazione, che dovrebbe salire di 3,7 punti percentuali. Assumendo un aumento del tasso di occupazione di due punti (obiettivo più verosimile sull’arco di un quinquennio), mancherebbero ancora 610 mila unità che dovrebbero essere reperite con un ampliamento degli ingressi di lavoratori stranieri di circa 120 mila unità in più all’anno, se si vuole evitare che la disponibilità di lavoratori limiti la crescita dell’attività economica». Tradotto: senza la forza lavoro degli immigrati per noi il destino è segnato, non ci sarà crescita economica e non riusciremo a mantenere l’attuale benessere in Italia. Non lo dice qualche studioso o politico marxista ma la classe degli imprenditori italiani.
Nico Perrone