Ha vinto il City. In tribunale come in campo. L’aveva anticipato la scorsa settimana il Times: il Manchester City ha vinto la prima (e forse la più temuta per l’impatto che potrebbe avere sul calcio inglese) delle sue battaglie legali contro la Premier League: quella sulla regolamentazione degli affari tra parti correlate (le ormai famigerate ‘Apt’). Secondo l’arbitrato chiamato a dirimere la controversia le regole che disciplinano i rapporti commerciali tra i club di proprietà statali e le aziende riconducibili agli stessi Stati vanno cambiate. Introdotte a dicembre 2021 sulla scia dell’acquisizione saudita del Newcastle, queste regole di fatto impediscono ai club di gonfiare gli accordi commerciali con società collegate ai loro proprietari. Ogni transazione andava finora valutata in modo indipendente per garantire un «equo valore di mercato». Il City aveva fatto causa alla Premier (anche come risposta al più mediatico procedimento che la Lega ha aperto per le presunte 115 violazioni finanziarie del club) per abbattere questo sistema di limitazioni, giudicandolo contrario al Competition Act del 1998. I campioni inglesi dicevano addirittura di essere vittime di «discriminazione», di una «tirannia della maggioranza» degli altri club che avrebbero aver votato le regole per soffocare il loro successo sportivo.
Mario Piccirillo