Se i più anziani sono diffidenti ma non impauriti dall’intelligenza artificiale, i più giovani sono curiosi ed entusiasti della nuova tecnologia, ma la temono anche di più. Al Festival del Digitale Popolare di Torino arrivano i dati del report «Generazione Ai: l’Italia digitale alla sfida dell’intelligenza artificiale». La ricerca presentata dal Direttore generale della Fondazione Italia digitale Livio Gigliuto, presidente dell’Istituto Piepoli, ha fornito uno spaccato dei sentimenti che suscita negli italiani l’ultima frontiera della tecnologia: l’Ai e i suoi approcci, dalla scuola alla sanità. Uno studio recente (è stato realizzato tra il 16 e il 25 settembre) tramite 500 interviste dalle quali emerge «una divisione generazionale, perché questo tema è uno spartiacque», ha esordito Gigliuto, «i giovani sono fan dell’intelligenza artificiale, i meno giovani la vivono con sospetto». Dall’indagine emerge come i giovani (18-34 anni) pensano che con l’Ai generativa il mondo e il Paese sarà migliore nel 25% dei casi, percentuale che scende al 19% tra gli over 55. La stessa spaccatura si trova nelle risposte sulle future applicazioni dell’Ai nella vita quotidiana. Tra i giovani prevale la curiosità, ed è la risposta scelta nel 35% dei casi. Tra gli over 55 vince la diffidenza (41% delle risposte). Ma l’approccio guardingo all’Ai dei più adulti non vuol dire spaventarsi: tra gli «over» l’Ai è vista con paura nel 13% dei casi, dato che sale al 23% tra i giovani e al 24% nella fascia intermedia tra i 35 e i 55 anni. Gli umori cambiano però guardando alle applicazioni: «con gli esempi concreti, il mondo un po’ cambia in positivo», spiega Gigliuto, «gli italiani, in maggioranza anche se risicata, pensano che sia giusto usare l’intelligenza artificiale a scuola». Un sentimento che diventa «largamente positivo» guardando alla sanità. In questo caso gli over 55 perdono il loro scetticismo, sottolinea Gigliuto, restando «in media» con le altre fasce d’età: il 51% degli italiani crede che potrà migliorarla. Invece gli italiani restano scettici sul ruolo della politica nell’intelligenza artificiale: sono soddisfatti dal lavoro delle istituzioni su digitalizzazione e innovazione soltanto il 35% degli italiani.
Ma l’Istituto Piepoli ha voluto scandagliare anche come cambiavano le risposte a seconda dell’appartenenza politica: «Gli elettori di centrodestra per il 70% hanno detto ‘lavorano meglio i nostri sull’Ai'». Invece, il dato scende tra «gli elettori centrosinistra, una forma di tafazzismo che conoscete molto bene», ha scherzato Gigliuto: «Solo il 50% ha detto ‘lavoriamo meglio noi'». Il 40% dell’elettorato più a sinistra ha preferito chiuderla con un «non so». Un’opportunità ma anche un’arma. L’apertura della seconda giornata del Festival del Digitale Popolare in piazza San Carlo a Torino ha visto confrontarsi sport e politica sulle domande di Francesco di Costanzo, presidente di Fondazione Italia Digitale e garante della lotta alle fake news per l’agenzia Dire. Due spaccati diversi quelli dell’assessora ad Ambiente, Smart City e Innovazione di Torino Chiara Foglietta e dell’ex difensore della Juventus e dell’Italia Giorgio Chiellini, da poche settimane rientrato nel club come capo delle relazioni internazionali. Un confronto condito dalla rivalità calcistica tra i due, con la leggenda bianconera a beccarsi amabilmente con l’assessora, fedele tifosa del Torino. Entrambi con un rapporto di lunga data col digitale: «Ho un ottimo rapporto col digitale già dall’adolescenza», ha cominciato l’ex difensore, aggiungendo però che il digitale è anche «un’arma», ci ha tenuto a specificare. Ma «essendo un’arma molto importante, non ne possiamo fare a meno pensando al futuro». Chiellini aveva già partecipato al festival ma in collegamento da Los Angeles. Dall’America si è portato dietro la passione per le start up: «Ho investito in alcune di esse», racconta, «in Intelligenza artificiale, settore medico, assicurazioni, ecommerce, egames» oltre a una società di media company in collaborazione con l’ex compagno di squadra Claudio Marchisio. Con 5,4 milioni di followers su Instagram, impossibile non parlare di social. «Ogni volta che digiti un tasto hai milioni di pistole puntate contro– spiega l’ex colonna della nazionale- perché sono sempre pronti a commentare l’errore o altro. Io onestamente non leggo i commenti, non sono mai stato interessato neanche quando giocavo ai commenti post-partita». Coi social «sono molto riservato, mi piace tenere per me una parte della vita: difficilmente troverete delle parti intime di me sui social, perché ho voluto lasciarmi un piccolo spazio dove sono solo io». Anche se l’ex difensore bianconero ha riconosciuto come i social siano «un grande mezzo per entrare in contatto con i tifosi», anche perchè ora «rappresento la Juventus nelle varie istituzioni, e sto facendo un percorso formativo interno di conoscenza dell’azienda, di tutto un lato che ignoravo no, ma conoscevo molto poco». Chiellini è laureato magistrale in business administration all’Università di Torino: «Mi sono preparato già da anni, non è un’idea campata negli ultimi mesi, il mio percorso di studi mi aveva aperto quest’idea». Secondo Chiellini per lavorare nelle istituzioni «ci vorrebbe voglia di mettere al primo posto quello che è un interesse collettivo. Spesso non è così». La Città di Torino è interessata a colmare il «digital divide» tra la popolazione, ha evidenziato da parte sua l’assessora Foglietta: «Abbiamo da poco approvato la strategia digitale della nostra Città che è tutta incentrata sui territori, sul cercare di limitare il divario per l’accesso alla tecnologia. In questo periodo di transizione digitale ed ecologica bisogna colmare il gap tra i vari ceti sociali. Ci siamo posti l’obiettivo di non lasciare indietro nessuno». Anche Foglietta ha affrontato il tema dell’intelligenza artificiale: «Le tecnologie emergenti vanno governate non solo a livello normativo, ma pure a livello politico. Ed è per questo che la nostra Città su mio impulso ha istituito un board etico per l’intelligenza artificiale».
Lucio Valentini