Investimenti nella produzione e nell’approvvigionamento di materie prime, mercato unico dell’energia e politiche di attrazione dei talenti. Sono questi i temi principali al centro dell’incontro che si è svolto oggi nella sede di via Pantano tra una rappresentanza di Assolombarda, guidata dal presidente Alessandro Spada, e una delegazione di europarlamentari del territorio. «L’incontro di oggi è particolarmente importante perché l’Europa rappresenta un tema strategico per le nostre imprese» ha dichiarato Spada. Infatti, come sostiene il numero uno di Assolombarda, «per il mondo imprenditoriale l’Unione Europea è il perimetro minimo di ragionamento e azione. Per cui, sin dall’inizio della legislatura 2024-2029, abbiamo voluto ribadire ai nuovi eletti del territorio nel Parlamento Europeo quali sono le priorità per le aziende». Fondamentale per la tenuta del sistema economico, secondo Spada, «è definire politiche industriali favorevoli superando l’ideologia antindustriale che ha caratterizzato gli ultimi anni e intervenendo in modo concreto su alcune partite vitali per salvaguardare le nostre imprese». Sono tre per il presidente di Assolombarda i temi chiave: materie prime, energia e attrattività dei talenti. «Senza materie prime- dice- diventa complicato mettere a terra sia la transizione digitale sia quella ecologica: servono investimenti- pubblici e privati- dell’ordine di 800 miliardi di euro ogni anno fino al 2030 per aumentarne la produzione e l’approvvigionamento, riducendo la dipendenza dagli altri continenti». Per quanto riguarda l’energia, come sottolinea il presidente dell’associazione imprenditoriale, «è urgente definire un mercato unico europeo e un prezzo competitivo unico. E, per raggiungere gli obiettivi di decarbonizzazione, seguendo il principio cardine della neutralità tecnologica, diventa imprescindibile il nucleare pulito, moderno e sicuro». Infine, lato persone, «chiediamo di adottare politiche di attrazione e- precisa Spada- formazione dei talenti per contrastare la grande difficoltà delle imprese nel trovare competenze. Su queste priorità abbiamo quindi chiesto un forte impegno di tutti gli Europarlamentari del territorio, consci del fatto che senza industria, non c’è Europa: facciamo in modo che il nostro continente rimanga la seconda manifattura mondiale, dopo la Cina e davanti agli Stati Uniti». Tra gli Europarlamentari hanno partecipato Brando Benifei, Cecilia Strada, Giorgio Gori e Pierfrancesco Maran del Pd; Pietro Fiocchi e Paolo Inselvini di FdI; Letizia Moratti e Massimiliano Salini di Forza Italia; Gaetano Pedullà del M5S; Benedetta Scuderi di Europa Verde; Isabella Tovaglieri e Silvia Sardone della Lega. Per Moratti «noi siamo un’economia importante a livello europeo, abbiamo una sfida europea che è quella della competitività e quindi dobbiamo essere capaci in Europa di essere capaci di creare un equilibrio tra la sostenibilità ambientale, economica e sociale». Come annuncia l’ex vicepresidente lombarda, «è di questa mattina la notizia che la produzione tedesca è crollata del 2,4% su base annua, quindi la Volkswagen chiude stabilimenti in Germania e produce 6 milioni di veicoli in Cina. Questa è una situazione sulla quale va fatta attenzione e noi dobbiamo essere in grado, con un rafforzamento dell’integrazione europea, investimenti in innovazione e tecnologia e in capitale umano, di far riprendere la nostra Europa a una posizione di competitività». Per Fiocchi è invece opportuno «fare fronte comune su tutto quello che è la parte rinnovabile, la gestione degli investimenti sulle materie prime strategiche, per esempio, che uno pensa sempre ai microchip, ma importiamo anche il grano, le sementi, per cui andrà fatta un’azione europea per diventare meno legati mani e piedi da nazioni che non sono propriamente democratiche». Anche per Spada «serve una politica comune proprio per capire come proteggere e sviluppare da un lato le nostre esportazioni e dall’altro le importazioni verso l’Italia», e «non è più tempo di guardare una politica distinta dall’altra, il tema della crescita industriale è evidentemente legato a quello dell’ambiente». Gori invece sottolinea quanto sia importante poi portare i risultati europei a concretizzarsi. «Spesso- dice- in Parlamento si sono trovate delle intese che hanno fatto gli interessi del sistema italiano e poi magari il Consiglio è riuscito a far passare quei problemi, quindi- osserva l’ex sindaco di Bergamo- abbiamo richiamato Assolombarda anche ad un lavoro di forte accordo col Governo perché se poi noi in Parlamento portiamo a casa dei risultati e il Governo italiano non li difende all’interno del Consiglio è un po’ sbagliato». Il pentastellato Pedullà avanza invece qualche dubbio sul rapporto Draghi. «Non nascondiamo come Movimento 5 Stelle una certa preoccupazione perché nelle anticipazioni che ha fatto il Presidente Draghi sul rapporto per la competitività che sarà presentato la settimana prossima ci sono due aspetti che ci lasciano un po’ perplessi: il primo, una maggiore spinta verso l’industria della difesa, ne comprendiamo perfettamente i motivi, ma non vorremmo che questo avvenga a discapito degli investimenti nell’industria green, nell’industria della transizione energetica. Il secondo aspetto- precisa Pedullà- riguarda invece i caratteri fiscali: l’Europa è rimasta molto indietro sull’armonizzazione fiscale, abbiamo paesi che creano dumping rispetto alla produzione del nostro paese». Anche il dem Maran accenna al rapporto Draghi, definendolo un rapporto «molto atteso», che richiede però «un quadro di investimenti pubblici elevati, e chiede agli stati nazionali di collaborare ad avere più Europa». Questo per l’ex assessore del Comune di Milano «significa anche togliersi l’ideologia o spostare investimenti dagli stati nazionali all’Europa», altrimenti «gli stati nazionali non saranno in grado di gestire una competizione internazionale che è ormai alla scala continentale».
Nicola Mente