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Stiamo davvero vivendo un’estinzione di massa?

Gazzettino Italiano Patagónico by Gazzettino Italiano Patagónico
8 de septiembre de 2025
in Ciencia
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Stiamo davvero vivendo un’estinzione di massa?
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Da un punto di vista conservazionistico, il recente studio pubblicato su PLOS Biology da due ricercatori delle università dell’Arizona e di Harvard è quasi pericoloso. Contrariamente a quanto sostenuto in altri lavori, anche recenti, smentisce l’idea che la Terra stia attraversando un’estinzione di massa (la sesta, secondo l’interpretazione più diffusa). Non ci sarebbe quindi nulla da preoccuparsi, se non di inutili falsi allarmi? Non proprio: l’estinzione imminente di decine di migliaia di specie è una triste realtà contro la quale stiamo cercando di combattere. Il punto è che … le precedenti erano peggio. L’estinzione di massa nota come estinzione dell’Olocene, o sesta estinzione, o anche estinzione dell’Antropocene, è un fenomeno cominciato migliaia di anni fa: la scomparsa delle megafaune fu causata dalla nostra comparsa sul pianeta, dando il via a un fenomeno che si intensificò prima nel periodo coloniale, e poi nell’ultimo secolo, raggiungendo un tasso di scomparsa delle specie che è tra le 100 e le 1.000 volte più rapido rispetto a quello naturale. Si tratta di fatti ormai comprovati che anche il nuovo studio conferma. Ma la parola chiave per comprendere le novità dello studio recente è «specie». Le estinzioni di massa sono caratterizzate non solo dalla scomparsa di centinaia di migliaia di specie, ma anche e soprattutto dall’estinzione di categorie tassonomiche superiori, a cominciare dai generi. La famosa estinzione che si è portata via i dinosauri non aviani, per esempio, portò alla scomparsa del 50% di tutti i generi esistenti, e del 17% di tutte le famiglie: da un punto di vista ecologico e di biodiversità perdere un intero genere (o una famiglia, o una categoria ancora superiore) risulta più grave e devastante della scomparsa delle singole specie. L’analisi dei due esperti ha dimostrato che, dal 1500 a oggi, si sono estinti 102 generi diversi, almeno tra quelli che abbiamo identificato: si tratta dello 0.5% del totale dei generi descritti. Non solo: metà di queste estinzioni sono concentrate tra mammiferi e uccelli, tre quarti di queste sono legate a specie insulari, e i tassi più rapidi di estinzione sono stati osservati tra la fine dell’Ottocento e l’inizio del Novecento. In termini più semplici, questo significa che l’estinzione attuale si sta portando via moltissime specie, ma è ancora irrilevante a livello di genere e categorie superiori. Quanto detto non vuol dire che l’attuale estinzione di piante e animali non sia un problema, anzi: i rischi per la biodiversità rimangono. Lo studio vuole però dimostrare che, rispetto alle precedenti cinque grandi estinzioni, quella attuale non ha (ancora) raggiunto gli stessi livelli di pericolosità. Non siamo ancora all’estinzione di intere categorie tassonomiche, insomma. Una condizione che non esclude perà il peggioramento delle cose, è per questo che gli esperti sottolineano come lo studio non debba diventare una scusa per allentare la guardia.

Gabriele Ferrari

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