Gazzettino Italiano Patagónico
  • Portada
  • Italia
  • América Latina
  • Mundo
  • Deportes
  • Ecología
  • Sociales
  • Arte
  • Salud
  • Cultura
  • Editorial
No Result
View All Result
  • Portada
  • Italia
  • América Latina
  • Mundo
  • Deportes
  • Ecología
  • Sociales
  • Arte
  • Salud
  • Cultura
  • Editorial
No Result
View All Result
Gazzettino Italiano Patagónico
No Result
View All Result
Home Ciencia

James Webb scopre il suo primo esopianeta attraverso un’osservazione diretta

Gazzettino Italiano Patagónico by Gazzettino Italiano Patagónico
29 de junio de 2025
in Ciencia
0
James Webb scopre il suo primo esopianeta attraverso un’osservazione diretta
19.5k
SHARES
19.5k
VIEWS
Ho condiviso su FacebookHo condiviso su Twitter

Il telescopio spaziale James Webb ha segnato una nuova tappa nella sua carriera: per la prima volta ha individuato un esopianeta tramite immagine diretta, una tecnica estremamente rara e complessa. Lo ha annunciato un team di ricercatori internazionali, tra cui l’astrofisica Anne-Marie Lagrange dell’Osservatorio di Parigi, in uno studio pubblicato sulla rivista Nature. Il protagonista della scoperta è TWA 7b, un pianeta situato a circa 100 anni luce dalla Terra, nella costellazione dell’Idra, in una regione cosmica che gli scienziati definiscono il «vicinato galattico». La sua massa è simile a quella di Saturno, ma a differenza dei giganti gassosi già fotografati in passato, TWA 7b è notevolmente più leggero: secondo gli autori dello studio, è il pianeta più piccolo e freddo mai catturato direttamente da un telescopio spaziale. Dal suo lancio nel 2021 e l’entrata in funzione nel 2022, il James Webb ha rivoluzionato la nostra visione dell’universo, offrendo immagini mai viste di galassie primordiali e atmosfere planetarie. Tuttavia, finora il suo sguardo si era concentrato soprattutto su esopianeti già noti, analizzandone la composizione chimica tramite spettroscopia. Con TWA 7b, Webb ha compiuto un passo avanti: ha individuato un pianeta nuovo utilizzando direttamente la sua visione a infrarossi, resa possibile grazie a uno strumento cruciale, il coronografo integrato nel modulo MIRI (Mid-Infrared Instrument). Questo dispositivo blocca la luce abbagliante della stella madre, TWA 7, simulando un’eclissi e permettendo così di «vedere» oggetti deboli e nascosti come un pianeta. TWA 7 è una stella giovanissima — appena 6,4 milioni di anni, rispetto ai 4,5 miliardi del nostro Sole — circondata da un ampio disco di gas e polveri, la materia prima per la formazione di pianeti. Il suo sistema stellare è particolarmente interessante perché osservabile quasi frontalmente dalla Terra, offrendo una visuale privilegiata degli anelli di polvere che lo compongono. È proprio all’interno di uno di questi anelli, in una regione apparentemente vuota, che Webb ha identificato un punto luminoso sospetto. Le analisi hanno escluso che si trattasse di una galassia di fondo o di un oggetto del nostro Sistema Solare. Le caratteristiche della sorgente — posizione, luminosità e spettro infrarosso — indicano inequivocabilmente che si tratta di un pianeta. «Webb ha moltiplicato per dieci la nostra capacità di rilevare pianeti tramite immagine diretta. Finora questa tecnica era limitata a giganti gassosi molto caldi e massicci. Ora possiamo iniziare a guardare anche corpi celesti più piccoli e freddi», ha commentato Lagrange. La grande sfida dell’osservazione diretta è la debolezza della luce dei pianeti rispetto a quella delle loro stelle madri. È come cercare di vedere una lucciola accanto a un faro. Ma Webb, con i suoi strumenti sensibili e la capacità di operare nell’infrarosso, sta dimostrando di poter superare questo ostacolo. La scoperta di TWA 7b apre prospettive importanti per la ricerca di pianeti simili alla Terra. Anche se TWA 7b è ancora un gigante gassoso, è molto più vicino ai parametri dei pianeti rocciosi rispetto ai colossi come Giove o Nettuno. «Il nostro obiettivo finale resta la scoperta di pianeti piccoli, rocciosi e possibilmente abitabili», ha spiegato Lagrange. «Ma per arrivarci, dobbiamo prima capire come si formano i diversi tipi di pianeti e come si strutturano i sistemi planetari».

Luigi Bignami

Ho condiviso l'articolo

  • Haz clic para compartir en Facebook (Se abre en una ventana nueva) Facebook
  • Haz clic para compartir en X (Se abre en una ventana nueva) X
  • Haz clic para compartir en LinkedIn (Se abre en una ventana nueva) LinkedIn
  • Haz clic para compartir en X (Se abre en una ventana nueva) X
  • Haz clic para compartir en WhatsApp (Se abre en una ventana nueva) WhatsApp

Me gusta esto:

Me gusta Cargando...
Previous Post

Il riscaldamento globale sta causando piccoli terremoti nelle Alpi?

Next Post

Le parole del Papa sul disarmo e l’impegno quotidiano per la pace

Next Post
Le parole del Papa sul disarmo e l’impegno quotidiano per la pace

Le parole del Papa sul disarmo e l'impegno quotidiano per la pace

Gazzettino Italiano Patagónico

© 2025 Gazzettino Italiano Patagónico tutti i diritti riservati Pagina realizzata da GDS Contenidos + RecreArte

Gazzettino Italiano Patagonico

  • Portada
  • Italia
  • América Latina
  • Mundo
  • Deportes
  • Ecología
  • Sociales
  • Arte
  • Salud
  • Cultura
  • Editorial

Compartí el Gazzettino

No Result
View All Result
  • Portada
  • Italia
  • América Latina
  • Mundo
  • Deportes
  • Ecología
  • Sociales
  • Arte
  • Salud
  • Cultura
  • Editorial

© 2025 Gazzettino Italiano Patagónico tutti i diritti riservati Pagina realizzata da GDS Contenidos + RecreArte

%d