Conosciamo tutti la storia della colonia fenicia di Cartagine che, diventata ormai indipendente dalla madrepatria, aveva formato un piccolo impero di comunità conosciute come «puniche» in grado di sfidare la nascente potenza di Roma. Sviluppatasi come una delle culture marinare più influenti della storia, la civiltà fenicia emerse circa 3000 anni fa nel Levante, regione storica che si estendeva dal sud della Turchia fino al nord-est dell’Egitto comprendendo Siria, Libano, Palestina, Giordania e Israele. I fenici intrecciarono una vasta rete commerciale in tutto il Mediterraneo diffondendo la propria cultura, religione e lingua su tutta la costa. Le reti di relazioni genetiche tra le popolazioni del Mediterraneo suggeriscono come il commercio, i matrimoni misti e il mescolamento della popolazione abbiano giocato un ruolo fondamentale nel plasmare queste comunità. I risultati dello studio sottolineano la natura cosmopolita del mondo punico. Nonostante la continuità culturale tra le civiltà fenicie e quelle puniche, la storia genetica degli abitanti delle due popolazioni sembra svilupparsi su due linee parallele: Attraverso l’analisi del DNA antico, la ricerca ha rivelato la grande varietà genetica delle comunità puniche, risultato dei numerosi scambi commerciali con le altre civiltà del Mediterraneo, scoprendo così che le civiltà fenicie del Levante hanno inciso in misura limitata sotto il profilo genetico sulle popolazioni puniche del Mediterraneo centrale e occidentale. «Il sequenziamento e l’analisi di un ampio campione di genomi ha rivelato un quadro delle relazioni tra le comunità fenicio-puniche inaspettato suggerendo come la cultura fenicio-punica si sia diffusa non attraverso migrazioni di massa, ma tramite processi dinamici di trasmissione culturale e assimilazione» spiega Alessia Nava, direttrice del BIOANTH Laboratory presso Sapienza Università di Roma e co-autrice dello studio. Lo studio ha evidenziato che tutti i siti punici campionati, inclusa Cartagine, erano abitati da persone con profili genetici estremamente eterogenei. Dall’analisi del DNA è emerso che individui con ascendenza nordafricana vivevano accanto e si mescolavano con una maggioranza di persone principalmente di ascendenza siciliana-egea. «Questi risultati rafforzano l’idea che le antiche società del Mediterraneo fossero profondamente interconnesse, con persone che si spostavano e si mescolavano attraverso ampie distanze geografiche» commenta Alfredo Coppa, co-direttore della Missione Archeologica Sapienza a Kerkouane (Tunisia). «La ricerca rivaluta il fondamentale contributo dato dalle culture autoctone del Mediterraneo centrale alla formazione del mondo punico e poi romano, di quella civiltà mediterranea che Roma erediterà da Cartagine» conclude Lorenzo Nigro, già direttore della Missione a Mozia della Sapienza e co-direttore della Missione Archeologica a Cartagine.