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Al Museo MAV di Ercolano : Perdita del Senso dell’Umano e Resistenza. Un Dialogo tra Arte e Contemporaneità  

Gazzettino Italiano Patagónico by Gazzettino Italiano Patagónico
26 de abril de 2025
in Arte, Giovanni Cardone , Historia
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Al Museo MAV di Ercolano : Perdita del Senso dell’Umano e Resistenza. Un Dialogo tra Arte e Contemporaneità  

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Giovanni Cardone

Si è potuta ammirare al MAV – Museo Archeologico Virtuale di Ercolano la mostra Perdita del Senso Umano e Resistenza organizzata e promossa dall’Associazione Connessioni aps Culture Contemporanee a cura di Giovanni Mangiacapra – Testo Critico di Giovanni Cardone. L’esposizione è stata suddivisa in due momenti con la Perfomance degli artisti Giovanni Mangiacapra , Giovanni A. Balzano e Pietro Mingione,  poi c’è stata l’inaugurazione della mostra. Nel leggere questo titolo dato alla mostra ovvero : Perdita del senso dell’umano e resistenza , ho pensato subito a Giordano Bruno che nel suo scritto del 1591 De imaginum, signorum et idearum compositione , il Bruno affermava  che ogni Poeta può essere Pittore , e può essere anche Pittore e filosofo, ed quello che io personalmente ho incontrato al MAV – Museo Archeologico Virtuale di Ercolano dove tre artisti che anche nella loro diversità sono uniti da un linguaggio poetico, questo lo si intravede dai materiali che ognuno di loro hanno usato per le loro ‘Perfomance’ dove io ho assistito incantato. Giovanni Balzano usando la creta nera come materiale ci ha portato in un immaginario dantesco ovvero dalla disperazione alla speranza. Nell’opera di Giovanni Balzano la metafora mette in rilievo una maniera originale di animare il processo creativo, creando quelle che Sutherland definisce come delle parafrasi emozionali della realtà. In questo processo  creativo l’artista non è, però, completamente libero. Sembra quasi che in Balzano esista quella che Paul Nichols chiamava “predilezione formale innata”che condiziona la scelta delle immagini, una specie di determinismo interiore inconscio, pegno della libertà dell’artista. Giovanni Balzano continua oggi a percorrere con leggerezza quel difficile sentiero che passa tra il richiamo della tradizione e l’urgenza della contemporaneità, riuscendo così a creare delle immagini plastiche che riescono a sfiorare molte zone, molti recessi e desideri dello spirito umano. Mentre Giovanni Mangicapra con la sua pittura informale ha giocato molto tra bene e male, tra sacro e profano ma attraverso il giallo arriva la luce quella speranza che vive in ogni essere umano. La sintetica ricerca di Giovanni Mangiacapra dell’assoluto ovvero, di unità che delinea impercettibili tracce che sublimano a un’aurorale, sincretica nuova vita. Frammenti disegnati interrogano passato e presente tramite meditate scomposizioni e cangianti ricomposizioni tonali. Un fluido, pulsante e impetuoso, scorre sotterraneo nei meandri percettivi dell’artista alimentando un luogo incantato, evocato come fenomeno di luce e colore, verità e vita oltre la vita. Infine Pietro Mingione artista che con i suoi colori tenui e attraverso l’ossidazione egli ha raccontato se stesso in primis cercando però di dare un senso spirituale del suo immaginario poetico. Il lavoro dell’artista racconta una nuova e interessante fase di semplificazione, o meglio di aggregazione descrittiva che suggerisce un più ampio campo che si rifà al suo pensiero che narra per alcuni aspetti il ‘degrado’ della nostra società contemporanea . Si direbbe che l’artista, dopo tante calate nei recessi della coscienza individuale, voglia interrogarsi sul cammino di ognuno e quindi saggiare panorami più vasti di quelli introspettivi, porre in campo simboli di valore universale. Tutto questo fa parte del mondo ideato da Pietro Mingione  questo lo si evidenzia  nell’opera ‘performativa’, dove la sua arte diviene metafora visiva di un mondo contemporaneo dove la rappresentazione è importante perché mette a nudo l’‘Io’ dell’artista, ma nel contempo tende ad evidenziare il messaggio di questa opera che racconta l’uomo contemporaneo. Infine penso a Bauman quando dice : “ Che la nostra sociètà  sta focalizzando la sua attenzione sul passaggio dalla modernità alla postmodernità, e le questioni etiche relative.  Egli ha paragonato il concetto di modernità e postmodernità rispettivamente allo stato solido e liquido della società. Mentre nell’età moderna tutto era dato come una solida costruzione, ai nostri giorni, invece ogni aspetto della vita può venir rimodellato artificialmente. Dunque nulla ha contorni nitidi, definiti e fissati una volta per tutte. Ciò non può che influire sulle relazioni umane, divenute ormai precarie in quanto non ci si vuole sentire ingabbiati. Bauman sostiene che l’incertezza che attanaglia la società moderna deriva dalla trasformazione dei suoi protagonisti da produttori a consumatori. L’esclusione sociale elaborata da Bauman non si basa più sull’estraneità al sistema produttivo o sul non poter comprare l’essenziale, ma sul non poter comprare per sentirsi parte della modernità. Secondo Bauman il povero, nella vita liquida, cerca di standardizzarsi agli schemi comuni, ma si sente frustrato se non riesce a sentirsi come gli altri, cioè non sentirsi accettato nel ruolo di consumatore . In tal modo, in una società che vive per il consumo, tutto si trasforma in merce, incluso l’essere umano”.  Io credo che senza memoria non vi è passato e senza passato non vi è identità. Ogni uomo ha bisogno di conoscere le proprie radici, la propria provenienza, per comprendere fino in fondo se stesso e la società in cui vive, così come ogni popolo per sopravvivere alla modernità, dovrebbe conoscere e valorizzare le proprie tradizioni gli usi e costumi di generazioni antiche che, seppur lontane, continuano a mantenere un’eco  di vitale importanza per la sopravvivenza della propria cultura. Spesso ignoriamo che, proprio nel sapere collettivo dei nostri progenitori,si nascondevano verità incontrovertibili acquisite più che dallo studio, dall’esperienza, e che in alcune di queste possono essere rintracciate oggi basi e fondamenti scientifici allora sconosciuti che ci hanno permesso di sopravvivere e di arrivare fin qui. Posso dire che la relazione tra le arti figurative è stata nel tempo oggetto di un infinito numero di speculazioni che hanno dato vita a teorie, considerazioni e assiomi diversi e contestualmente applicabili. Trattandosi poi di una questione trasversale a diversi ambiti disciplinari non deve stupire che sia stata interesse centrale per storici dell’arte,filosofi,estetologi,semiologi, letterati e artisti che, di volta in volta, hanno affrontato il problema in accordo ai propri fini teorici. Tutte le epoche si sono interrogate sul dialogo tra parola e immagini sia attraverso pratiche artistiche vere e proprie, spesso frutto di sinergie intermediali, sia attraverso risposte critiche alle stesse, che hanno fatto di questo dialogo un oggetto di studio sempre nuovo. L’arte non presenta o meglio, rappresenta la realtà ma la produce creando qualcosa di nuovo rispetto al passato e quello che ho visto al MAV dove il connubio tra questi tre artisti ci permette di conoscere bene se stessi e l’animo umano per forse guardare meglio il futuro.

Biografia  di Giovanni Mangiacapra

 Nato nel 1955 a Napoli dove vive e lavora. Nel 1984 si laurea in Sociologia con una ricerca sperimentale sulla salute ed i suoi paradigmi sociali e psicologici. I suoi studi si perfezionano in seguito sulla comunicazione pubblica ed in particolare sui servizi ospedalieri collaborando, in una ricerca con il Tribunale dei Diritti dei Malati presso il CNR di Napoli, sulle analisi di qualità. Lavorerà per i seguenti quarant’anni nelle strutture ospedaliere e nei servizi delle Unità di Pubbliche Relazioni.Inizia la sua attività artistica negli anni ’70, con una mostra collettiva organizzata dal centro Don Gnocchi di Parma, dove riscuote interesse per i paesaggi dipinti con tempera su carta, compensato e stoffa. La sua prima mostra personale, descritta dall’artista come la sua “prima grande emozione artistica”,  si tiene nel suo quartiere di Ponticelli nel circolo di Gian Battista Vico. In questo periodo dipinge le fabbriche, le case ma già guarda alla natura come processo da difendere, da curare ed amare. L’aspetto figurativo della sua pittura verrà poi sostituito dalla sperimentazione di materiali e colori. Poco influenzato dalle varie tendenze artistiche con le quali viene a contatto, giunge ad un’interpretazione personale dell’Informale, anteponendo il suo senso di libertà ed autenticità espressiva alla disciplina tecnica. Il corpo partecipa al compimento creativo come parte organica del campo artistico, dando “Corpo”  in un significato pratico che germoglia lentamente e tenacemente secondo una nuova intensità e un nuovo colore di vita. Una ricerca sempre sorretta da una rigorosa e severa “spiritualità” al cui attento vaglio sono sottoposti gli spessori cromatici della materia.Una figura costante nel panorama artistico italiano, le sue mostre collettive e personali ottengono sempre riconoscimenti dalla critica. Le sue opere sono presenti in collezioni private e pubbliche.Presidente dell’Associazione Connessioni, che si occupa della promozione sociale dell’arte e degli artisti, Giovanni Mangiacapra collabora inoltre con cooperative sociali ed associazioni di divulgazione culturale. In particolare, si specializza nelle attività di laboratori artistici come arte-terapista del disagio sociale.Oltre alla pittura, la grande passione dell’artista è il suo giardino mediterraneo con le sue numerose piante grasse. Viaggia da sempre visitando tanti paesi d’Europa e del mondo.

Pietro Mingione

Pietro Mingione (Pomigliano D’Arco, 1981) Frequenta l’Istituto d’arte Umberto Boccioni di Acerra, qui sperimenta diverse tecniche sotto la guida del Professor Nunzio Meo, ma lascia la scuola per portare avanti la sua ricerca da autodidatta facendo esperienza diretta presso botteghe d’arte e assistendo artisti . Si avvicina al mondo della Street Art e in un primo momento non abbandona il figurativo, prediligendo però già uno stile grafico tipico dei murales. Dopo aver visto una video performance di Emilio Vedova, sente di dover approfondire la sua conoscenza dell’arte informale e gestuale, la libertà totale del gesto e l’assenza di programmazione lo stimolano a studiare la fluidità e il potere ribelle del colore. Le prime esposizioni avvengono tra Pomigliano e Nola. Nel 2010 partecipa ad una collettiva al PAN di Napoli a cui segue uno stage con lo studio grafico di Miami, Studio Storm di Torghensen. Dal 2011 al 2014 espone in varie gallerie e partecipa a varie iniziative artistiche che lo vedono coinvolto attivamente tra cui Una Piuma per Alda organizzata da Spazio Amira, partecipa alla mostra con asta in favore della reggia Real di Carditello in provincia di Caserta e a fiere come Art Fair a Forlì. Nel 2014 si affianca al direttore del museo di Rivisondoli, Enrico Papoff, che lo coinvolge nella cura del museo con l’antologica di Bruno Donzelli. Dal 2016 al 2019 collabora con diversi spazi espositivi con azioni performative presso la galleria Arterrima di Caserta, ART Gallery al Vomero, Tunnel Borbonico di Napoli, We Space di Napoli, Palazzo Lancellotti di Casalnuovo, Lucis e Palazzo Allocca a Saviano. Intanto collabora anche con brand come Feltrinelli, Mondadori, Gruppo Fiat e Boero. Nel 2019, insieme al fedele amico Ciro Ciccone e ad un gruppo di amici, crea uno spazio espositivo a Brusciano che diventa Museo e ne assume la direzione. Vive e lavora a Brusciano (Napoli).

Giovanni A. Balzano

Giovanni A. Balzano è artista poliedrico, impegnato fin dagli anni ’60 in una costante e intensa ricerca nell’ambito delle arti visive. Preminenti sono tutt’ora le sue attività di pittore e scultore. Sue opere sono presenti in collezioni private e pubbliche, nazionali ed estere. Ha partecipato a numerose collettive e a diversi simposi d’arte nazionali e internazionali. É premiato, a iniziare dagli esordi, in numerosi concorsi di arti figurative. Si è occupato per diversi anni di Design e Architettura Industriali. Discipline queste ultime nelle quali ha sviluppato le sue ricerche sul rapporto forma funzione e le sue teorie sul valore dell’arte e sul significato della bellezza nei luoghi di lavoro. Su queste tematiche e su quelle più pertinenti alla Storia dell’Arte, scrive articoli su riviste specializzate. Dall’inizio del nuovo millennio ha affiancato all’attività artistica quella di poeta e narratore. Ad oggi ha pubblicato una silloge illustrata di poesie e tre romanzi. È laureato con lode in Cons. dei Beni Culturali ed è promotore e partecipa attivamente a iniziative culturali.

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