In occasione del World Whale Day, la Giornata mondiale delle balene, vogliamo focalizzare l’attenzione sulla sfida globale delle collisioni tra navi e balene, che rappresentano oggi una delle principali minacce per la sopravvivenza di questi maestosi mammiferi marini. La protezione dei cetacei non è solo una questione di conservazione della biodiversità, ma anche di sicurezza marittima e responsabilità globale. I giganti del mare, già decimati da secoli di caccia, ora affrontano una nuova minaccia che possiamo mitigare grazie a scienza, innovazione e impegno collettivo. Recenti studi, tra cui una ricerca pubblicata su Science e il lavoro della World Sustainability Foundation e di Friend of the Sea, sottolineano l’urgenza di affrontare il problema e offrono una visione approfondita del rischio globale e delle sue possibili soluzioni. Secondo lo studio pubblicato su Science, il 92% degli habitat dei cetacei si sovrappone alle rotte di navigazione globale. I dati, basati sulla mappatura di oltre 435.000 localizzazioni di balene e i percorsi di quasi 176.000 navi, evidenziano che meno del 7% delle aree a rischio adotta strategie di mitigazione. La velocità delle navi, spesso superiore ai 20 nodi, rappresenta un fattore chiave: scendere sotto i 13 nodi potrebbe ridurre significativamente il rischio di collisioni. Questi dati si intrecciano con le ricerche della World Sustainability Foundation, che nella pubblicazione «Whale Ship Strikes Dossier 2024» ha analizzato l’impatto delle collisioni nelle Important Marine Mammals Areas (IMMA), con un focus particolare sul Mar Mediterraneo. Qui, specie come la balenottera comune e il capodoglio affrontano rischi elevati, aggravati dall’intensità del traffico marittimo. Tra le possibili soluzioni, emergono interventi come la riduzione della velocità delle navi, la reindirizzazione delle rotte e l’uso di tecnologie avanzate per rilevare i cetacei, quali telecamere a infrarossi e sistemi di osservazione automatizzati. Friend of the Sea, inoltre, promuove la certificazione «Whale-Safe», un riconoscimento per gli operatori marittimi che adottano pratiche sostenibili per prevenire le collisioni. Gli studi indicano che basterebbe implementare strategie di gestione in appena il 2,6% della superficie oceanica per proteggere i principali punti caldi. La World Sustainability Foundation invita governi, compagnie di navigazione e il pubblico a collaborare per trasformare queste raccomandazioni in azioni concrete.
Mariano Di Girolamo