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Caso Almasri, Human Rights Watch bacchetta l’Italia: «L’arresto dei criminali di guerra è un obbligo»

Gazzettino Italiano Patagónico by Gazzettino Italiano Patagónico
30 de enero de 2025
in Mundo
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Caso Almasri, Human Rights Watch bacchetta l’Italia: «L’arresto dei criminali di guerra è un obbligo»
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«Come tutti gli Stati parte dello Statuto di Roma della Corte Penale Internazionale (Cpi), l’Italia ha l’obbligo di arrestare gli individui ricercati dalla corte. Tuttavia, gli sviluppi recenti suggeriscono che le autorità italiane stiano cercando di eludere tale obbligo». Inizia così una nota di Claudio Francavilla, direttore associato della sezione Eu advocacy dell’ong Human Rights Watch (Hrw). Francavilla ricorda: «Il 19 gennaio, Osama Almasri, ricercato dalla Cpi per crimini di guerra e crimini contro l’umanità in Libia, anche nei confronti dei migranti, è stato arrestato a Torino. Ma due giorni dopo è stato liberato dalla Corte d’appello di Roma per ‘motivi procedurali’ legati all’arresto, e rimandato in Libia a bordo di un aereo di Stato italiano. Il governo italiano, che supporta materialmente la Guardia costiera libica nonostante il rischio di complicità in gravi abusi contro migranti e richiedenti asilo, ha risibilmente affermato che il rilascio di Almasri era necessario perché ‘presentava un profilo di pericolosità sociale’. Le autorità italiane hanno aperto un’indagine nei confronti del primo ministro Giorgia Meloni e di altri membri del suo governo per il ritorno di Almasri in Libia». L’esperto di Hrw continua: «C’è ancora una possibilità per la giustizia. Con Almasri tornato in Libia, le autorità libiche dovrebbero arrestarlo e consegnarlo alla Cpi. Ma la vicenda mette ulteriormente in discussione la credibilità dell’impegno del governo italiano verso la giustizia internazionale». Come evidenzia Francavilla, «pochi giorni prima del rilascio di Almasri, il ministro degli Esteri italiano, Antonio Tajani, aveva annunciato che l’Italia non avrebbe eseguito i mandati d’arresto della Cpi contro il primo ministro israeliano Benjamin Netanyahu, ricercato per crimini di guerra e crimini contro l’umanità a Gaza. Tajani ha affermato che, in quanto primo ministro in carica, Netanyahu godrebbe di immunità. Ma la Cpi è stata chiara: non esiste tale immunità davanti alla Corte. Gli Stati parte della Cpi hanno l’obbligo di arrestare gli individui ricercati dalla Corte, siano essi capi di governo in carica o meno».»L’Italia- denuncia ancora il responsabile di Human Rights Watch- sembra accettare quest’obbligo quando si tratta del presidente russo Vladimir Putin, anch’egli ricercato dalla Cpi: quando gli è stato chiesto di chiarire, Tajani si è limitato a dire che Putin non verrà mai in Italia». Francavilla aggiunge: «Nel maggio 2024, Tajani aveva criticato la richiesta di mandati di arresto contro Netanyahu e l’ex ministro della Difesa israeliano Yoav Gallant da parte del procuratore della Cpi e aveva ribadito le sue critiche a novembre quando la Corte ha emesso i mandati. Tajani ha anche costantemente negato che Israele abbia commesso crimini di guerra a Gaza, nonostante l’enorme quantità di prove che dimostrano il contrario raccolte da molteplici organizzazioni, tra cui Human Rights Watch, e organismi delle Nazioni Unite. L’Italia è anche tra i Paesi che si oppongono all’adozione di una serie di misure da parte dell’Unione Europea nei confronti delle autorità israeliane responsabili di gravi abusi». L’esperto di Human Rights Watch conclude: «Proteggendo presunti criminali di guerra come Netanyahu e Almasri dalla giustizia, il governo italiano viola i propri obblighi ai sensi dello Statuto di Roma e danneggia la propria credibilità internazionale. Oltre a ciò, il governo manda un messaggio agghiacciante alle vittime dei crimini più atroci: la giustizia può essere selettivamente negata quando prevalgono altri interessi politici».

Giacomo Croce

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