«È un peccato che si sia arrivati a questo punto, considerando che gli Stati Uniti sono un leader mondiale nel campo della salute, con all’attivo risultati straordinari in particolare nella lotta contro le grandi malattie infettive». Con Peter Sands, direttore esecutivo del Fondo globale per la lotta contro aids, tubercolosi e malaria, si parla di un ordine esecutivo di Donald Trump. Una scelta che rischia di compromettere il ruolo degli Stati Uniti come riferimento per il diritto alla salute a livello mondiale, sul piano dei contributi finanziari e non solo. «L’Oms svolge un ruolo cruciale nell’ecosistema della salute globale, soprattutto per quanto riguarda le normative e le linee guida», sottolinea Sands, londinese, ex banchiere, dal 2017 alla guida del Fondo. «Per questo una frattura di questo tipo deve essere motivo di preoccupazione». Lo sguardo del direttore, a capo di un’istituzione indipendente ma che collabora strettamente con l’Oms, è rivolto al futuro. «Direi due cose», evidenzia Sands: «Dobbiamo mantenere il focus sull’impatto umano, in particolare per la salute dei più poveri e dei più emarginati; e dobbiamo anche accettare il fatto che dobbiamo essere pronti al cambiamento». Rispetto al secondo punto, il direttore sottolinea: «Esistono opportunità per una maggiore efficienza ed efficacia». Istituito nel 2002, con base a Ginevra, in Svizzera, il Fondo globale ha la missione di supportare i sistemi sanitari dei Paesi più vulnerabili nella lotta contro aids, tubercolosi e malaria. Solo tra il 2021 e il 2023, ha messo a disposizione circa un miliardo e mezzo di dollari l’anno. «Come alleanza tra governi, società civili, agenzie tecniche, settore privato e persone colpite dalle malattie», si legge sul sito dell’organismo, «il Fondo globale riunisce le risorse mondiali per investire strategicamente in programmi volti a porre fine ad aids, tubercolosi e malaria come minacce per la salute pubblica». Nell’ordine firmato lunedì scorso, Trump ha denunciato «un’influenza politica inappropriata da parte di Stati membri dell’Oms» e ha accusato l’Organizzazione di aver chiesto agli Stati Uniti «pagamenti ingiustamente onerosi» se messi a confronto con i contributi assicurati da altri Paesi, come la Cina. La risposta a queste tesi è stata affidata a un comunicato. Nel testo l’Oms ha espresso «rammarico» per l’annuncio del ritiro americano. Nella nota si legge ancora: «L’Organizzazione svolge un ruolo cruciale nella protezione della salute e della sicurezza della popolazione mondiale, compresi gli americani, affrontando le cause profonde delle malattie, costruendo sistemi sanitari più forti e individuando, prevenendo e rispondendo alle emergenze sanitarie, comprese le epidemie, spesso in luoghi pericolosi dove gli altri non possono andare». L’ordine esecutivo firmato da Trump stabilisce un periodo di preavviso di 12 mesi per l’uscita degli Stati Uniti dall’Oms e la parallela cessazione di tutti i contributi finanziari. Washington resta a oggi di gran lunga il maggiore sostenitore dell’Oms, contribuendo con circa il 18% delle risorse complessive. Il budget più recente dell’Organizzazione, per il biennio 2024-2025, è stato di 6,8 miliardi di dollari.
Vincenzo Giardina