Il progetto europeo SafeH2OFarm – che ha come coordinatore internazionale il Dipartimento di Scienze Agrarie, Alimentari ed Ambientali (DSA3) dell’Università degli Studi di Perugia – studia gli aspetti agronomici e ambientali che riguardano la prevenzione e riduzione della lisciviazione dei nitrati e degli agrofarmaci, come erbicidi, fungicidi e insetticidi. L’obiettivo del progetto è di cambiare i paradigmi della fertilizzazione per rendere le coltivazioni, a partire da quelle di olivo e pomodoro, sempre più sostenibili, riducendo l’inquinamento delle falde e del suolo e la salinizzazione del bacino del Mediterraneo. Le produzioni agricole intensive utilizzano, infatti, grandi quantità di input chimici come azoto e agrofarmaci, applicati per garantire rese elevate. La gestione impropria di questi elementi, in combinazione con un’irrigazione eccessiva, può quindi causare l’inquinamento e la salinizzazione dei corpi idrici e del suolo soprattutto nelle regioni mediterranee, dove le produzioni agroalimentari costituiscono uno dei settori economici più importanti. Al progetto partecipa un’importante rete di Enti di ricerca di Cipro, Croazia, Germania, Israele, Spagna e Turchia. Finanziato nel programma PRIMA – sostenuto da Horizon 2020, il programma quadro per la ricerca e l’innovazione nell’area del Mediterraneo – il progetto SafeH2OFarm è entrato nel vivo con le visite al Living lab del DSA3 (Agritech-spoke 3). Sono state mostrate le prove in campo dei sensori per il monitoraggio dello stato idrico e dell’azoto nella coltivazione del pomodoro da industria, che si è tenuto presso il fieldlab dell’Università degli Studi di Perugia a Papiano (PG).
Marco Pigna