Si è tenuto oggi in Senato, su iniziativa del senatore di Fratelli d’Italia Giulio Terzi il convegno «Commemorazione dei rifugiati ebrei dai Paesi arabi», organizzato in collaborazione con l’Ambasciata di Israele in Italia, l’Organizzazione Mondiale degli ebrei libici, Federazione Italiana Diritti Umani, Nessuno Tocchi Caino, The Global News e Comitato Globale per lo Stato di Diritto «Marco Pannella». Sono intervenuti Jonathan Peled, Ambasciatore designato di Israele in Italia; David Gerbi, psicanalista, rappresentante della World Organization of Libyan Jews; Ever Arbib, già consigliere della Comunità ebraica di Roma; Claudio Pagliara, corrispondente Rai dagli Stati Uniti; Antonio Stango; presidente della FIDU; ed Elisabetta Zamparutti, tesoriere di Nessuno Tocchi Caino. Ha moderato i lavori Matteo Angioli. Nel 2014 la Knesset ha designato il 30 novembre come Giornata nazionale di commemorazione per gli oltre 850.000 rifugiati ebrei che sfollati dai Paesi arabi e dall’Iran nel XX secolo. La data scelta – è stato ricordato – sottolinea l’adozione del Piano di Partizione delle Nazioni Unite per la Palestina approvato il 29 novembre 1947, boicottato da subito dai Paesi arabi. Sono seguite poi le testimonianze dirette di ebrei sfollati, in particolare dalla Libia, con i soprusi, le confische, le torture e le uccisioni avvenute nei pogrom scatenati contro cittadini ebrei, in particolare dopo l’approvazione delle leggi razziali in Italia e la creazione dello Stato di Israele. In tal senso, è stato notato come negli ultimi anni la fuga di numerosi cittadini ebrei dalla Francia richiami alla mente proprio l’esodo di centinaia di migliaia di ebrei dai Paesi arabi e dall’Iran nello scorso secolo. Il tema dei rifugiati ebrei esiste tutt’oggi ed è in grandissima parte ignorato dalla stampa di tutto il mondo. Eppure, è stato sottolineato, sono migliaia i cittadini israeliani che vivono a nord di Israele costretti a sfollare a causa dell’aggressione di Hezbollah. La società israeliana – è stato evidenziato – è stata in grado di assorbire i profughi ebrei negli anni successivi alla nascita dello Stato di Israele. Infine, è stato rilevato come la recente decisione della Corte Penale Internazionale (CPI) di spiccare un mandato d’arresto per il primo ministro Netanyahu e il ministro della Difesa Gallant strida profondamente con il principio di complementarità, alla base del funzionamento della corte. Un Rapporto di amicus curiae di esperti militari per la CPI sottolinea infatti che la giurisdizione della CPI è complementare, non sostitutiva, a quella degli Stati della Convenzione di Roma. Attualmente, sono circa 300 gli incidenti sottoposti ad indagine da parte del meccanismo di accertamento e valutazione dei fatti dell’esercito israeliano. Perciò, accusare Israele di negare la giustizia prima che sia espletato ogni percorso legale interno è ingiustificato. In tal senso, nel convegno sono state evocate due indagini su presunti reati commessi in Afghanistan dall’esercito australiane tra il 2005 e il 2016, e dall’esercito britannico tra il 2010 e il 2013. Gli esiti del primo caso sono stati pubblicati nel 2023; il secondo caso è ancora in corso. Ciò significa – è stato ribadito – che non ci sono basi credibili per affermare che Israele non abbia la capacità o la volontà di avviare indagini e procedimenti giudiziari nazionali.