Salvando le mangrovie si mitigano gli effetti dei cambiamenti climatici più avversi, proteggendo l’economia e arrivando persino a salvare le vite umane. Parola di Mario Di Francesco, responsabile Paese per Avsi in Repubblica dominicana, dove l’organizzazione – presente dal 2012 – porta avanti dal 2021 progetti integrati per la tutela ambientale e la mitigazione dell’impatto del cambiamento climatico. Mitigazione e adattamento sono le parole chiave proposte dai Paesi più esposti ai cambiamenti climatici, che in questi giorni chiedono al mondo fino a 1300 miliardi di dollari, dal foro della Cop29, per prevenire o rispondere agli effetti di eventi meteorologici sempre più potenti e devastanti. In questo lavoro, la cooperazione allo sviluppo ha un’esperienza consolidata, come quella di Avsi in Repubblica dominicana. Il Paese è tra i più esposti al clima che cambia: nel 2024, e in particolare dall’inizio della stagione delle piogge di giugno, ci sono state già «una dozzina di tempeste tropicali, quando prima se ne registrava una all’anno, e un paio di uragani», avverte Di Francesco. «Piogge così intense e potenti distruggono il sistema di canalizzazione dalla terra al mare, devastando l’equilibrio molto delicato tra acqua dolce e salata». Questo, sommato ad attività antropiche quali la costruzione di strutture turistiche lungo la costa, la deforestazione, il consumo di suolo per l’agricoltura o la pesca intensiva, «pongono le mangrovie fortemente sotto stress». Eppure il ruolo delle mangrovie è fondamentale, sottolinea Di Francesco: «Svolgono un’azione naturale di adattamento, creando una barriera che limita gli impatti negativi di uragani, tempeste inondazioni». La mangrovia è una formazione vegetale che si distribuisce lungo le coste basse in quattro fasce parallele: quella lungo la costa è praticamente sommersa e, man mano che si va verso la laguna e l’entroterra, diventa arbusto. Avsi agisce lungo la costa della baia di Monte Cristi, dove sono andati persi circa 600 ettari di piante. «Riforestiamo, a partire da una collaborazione con il ministero dell’Ambiente dominicano, con cui gestiamo dei vivai. Stiamo però implementando delle coltivazioni anche con società private, anche a conduzione familiare, nell’ottica di creare consapevolezza sull’importanza di questa pianta, accanto a una forma di reddito su cui la famiglia possa contare». Avsi tuttavia ha deciso di non limitarsi alla riforestazione delle mangrovie, ma di mettere in campo un approccio integrato che si articola intorno a tre attività principali di tipo socio-economico. Il primo ambito di intervento riguarda la pesca, spiega il responsabile Paese: «Invitiamo i pescatori a modulare le loro attività di pesca tradizionale in modo da non avere un impatto negativo sulle mangrovie. E poi il disboscamento spesso è dato anche dalla ricerca di quel legno leggero utilizzato per le barche». Il secondo intervento riguarda il sostegno agli apicoltori: «Le mangrovie sono arbusti che producono delle inflorescenze diverse a seconda delle quattro specie – bianca, gialla, rossa e nera – inoltre la salvaguardia del bioma mangrovie tutela anche altre specie che crescono insieme». Proteggerle, significa assicurare la produzione di miele, che vede la presenza di tanti apicoltori sia per hobby che di mestiere». Avsi, continua Di Francesco, li sostiene «con corsi di formazione, alveari moderni e maggiormente produttivi, guanti, tute, estrattori. Per molte famiglie è diventata la principale fonte di reddito e ora intendono costruire un centro per l’estrazione del miele, a cui noi contribuiremo fornendo i materiali e accompagnandoli nelle attività di marketing e creazione del brand, per valorizzare i loro prodotti su mercati più ampi». Il terzo ambito è il coinvolgimento dei giovani, «sia coinvolgendoli nelle attività sostenibili già elencate, sia sostenendo il loro ingresso nell’ecoturismo. La Repubblica dominicana- riferisce il responsabile- è una meta turistica grazie alle sue spiagge. Ma l’enorme biodiversità vede in crescita il turismo ecosostenibile nell’entroterra». Un settore che interessa soprattutto ragazze e ragazzi già dai 18-20 anni di età, «sia per il dinamismo delle attività, sia per la propensione delle nuove generazioni a promuoversi sui social network». Avsi ha quindi «fornito motori elettrici per barche ecocompatibili, per fare tour nella laguna; abbiamo segnalato i sentieri da pulire, per adattarli alle visite guidate, costruito un mirador per godere di un punto panoramico particolarmente bello, creato un percorso da fare a terra a dorso d’asino, allestito un punto ristoro. Si sta ora lavorando ad alloggi sostenibili. Infine, abbiamo promosso incontri con tre dei principali tour operator dominicani, che hanno inserito tutte queste attività nei loro cataloghi». L’obiettivo finale qui non è solo creare reddito e proteggere l’ambiente sul lungo periodo ma anche «trattenere i giovani sul territorio creando opportunità che altrimenti molti vanno cercare emigrando altrove, in primis negli Stati Uniti». Tutte queste attività, secondo Di Francesco, hanno il fine ultimo di «creare una coscienza duratura che non si esaurisca col guadagno immediatamente ottenuto, affinché il valore delle mangrovie si radichi nella mentalità comune». Un obiettivo che le organizzazioni come Avsi e molte altre stanno promuovendo a livello internazionale, e il forum della Cop29 è uno di questi. Conclude Di Francesco: «La Repubblica dominicana, come molti Paesi, è fragile agli effetti di uragani e inondazioni non solo lungo le coste o nelle zone rurali, ma anche nelle grandi città. L’urbanizzazione non è stata accompagnata da una corretta gestione del territorio, così allagamenti e inondazioni si registrano anche nella capitale. Mitigazione e adattamento non servono però solo a proteggere ecosistemi e economie locali, ma anche a salvare vite umane: accanto agli interventi di risposta alle emergenze quindi bisogna sviluppare modelli integrati che garantiscano l’adattamento». Come il «modello mangrovie» promosso da Avsi che, a gennaio 2025, riceverà «la certificazione del governo dominicano, per diventare replicabile nel resto del Paese».
Alessandra Fabbretti