«Quelle viste fuori e dentro lo stadio di Amsterdam, prima, durante e dopo la partita tra Ajax e Maccabi, Tel Aviv sono immagini gravi ed estremamente preoccupanti, anche in prospettiva futura. Ma per fermare quest’odio crescente in Europa, occorre un cessate il fuoco in Medio Oriente». A parlare è Riccardo Noury, portavoce di Amnesty International, interpellato sulle violenze scattate nella capitale olandese tra facinorosi e tifosi della squadra israeliana, al termine della partita di calcio della Europe League di ieri sera ad Amsterdam. Il portavoce prosegue: «Le immagini che circolano in rete mostrano tifosi del Maccabi, che chi si occupa di calcio identifica come di estrema destra, inneggiare alle morti di Gaza e urlare slogan anti-arabi, oltre che irridere ai morti di Valencia durante il minuto di silenzio». Noury fa riferimento ai cori, riportati anche dal Times of Israel, secondo cui i tifosi del Maccabi avrebbero detto «Non ci sono scuole a Gaza perché non sono più rimasti bambini». Altri video mostrano i tifosi israeliani fischiare e lanciare petardi durante il minuto di silenzio per le oltre duecento vittime delle inondazioni a Valencia indetto dall’Ajax prima del match, probabilmente per le posizioni critiche del governo spagnolo verso le operazioni militari di Israele nella Striscia di Gaza e in Libano. In rete circolano anche video delle aggressioni di facinorosi contro i tifosi israeliani, come riferisce ancora Noury citando le immagini di «Persone pro-Palestina, arabe e non, che attuano la rappresaglia, attaccando in massa all’uscita dello stadio la tifoseria del Maccabi. E ancora, aggressioni basate sul profilo dell’aggredito, bandiere bruciate e insulti dall’una e dall’altra parte. Tra razzismo e antisemitismo- avverte ancora- abbiamo assistito a ore di odio». Secondo il portavoce dell’organismo per i diritti umani, «Si può anche accusare le forze di polizia olandesi di aver sottovalutato, lasciato fare o non arginato quanto è successo. Ma sebbene quanto accaduto ieri potrebbe accadere nuovamente domani, giocare partite in campo neutro o militarizzare gli stadi e i loro dintorni non sono che soluzioni di corto respiro. Per fermare quest’odio crescente in Europa- conclude- occorre un cessate il fuoco in Medio Oriente».
Alessandra Fabbretti