Suor Amabile Visintainer
di Generoso D’Agnese
Si chiamava Nuova Trento, in onore della città che aveva visto partire i suoi figli verso il Brasile, la cittadina in cui arrivò nel 1875 la famiglia Visintainer. Papà Napoleone e mamma Anna Pianezzer erano scesi dai porti della costa e avevano raggiunto l’angolo dello Stato di Santa Catarina, non lontano da Florianopolis (nel sudest del Brasile), per condividere insieme alle altre centinaia di famiglie trentine la speranza di un futuro meno disperato. Erano fuggiti dalla fame di Vigolo Vattaro, piccolo paese allora ancora sotto il vessillo austroungarico, anche per sfuggire alle imposizioni dello Stato che nelle etnie non tedesche vedeva soltanto problemi da eliminare. E avevano scelto il Brasile per le sue grandi possibilità e per un regime monarchico di grandi vedute (ironia della storia) liberali.
Amabile era nata nel piccolo paese il 16 dicembre di dieci anni prima e quando giunse nelle foreste tropicali del Brasile si adattò rapidamente alle difficilissime condizioni di vita. Quella che gli italiani trovarono nel Sudest del Brasile non era certamente la terra promessa e lastricata di facili successi. Trovarono invece una natura ostile che falcidiò numerose famiglie strappandole alla loro sete di miglioramento e una popolazione locale equamente divisa tra sfruttatori di origine portoghese, indigeni incattiviti dalle privazioni e schiavi in cerca di libertà. La ragazza passò gli anni della sua giovinezza e della sua adolescenza adoperandosi nei lavori di campo alternandoli a una assidua frequentazione della chiesa. All’età di dodici anni, ricevuta la prima comunione la futura religiosa iniziò a dedicarsi attivamente alla vita parrocchiale, contribuendo anche fisicamente alla realizzazione di un luogo di culto per i fedeli emigrati dal Trentino.
La vita di Amabile cambiò radicalmente il 12 luglio del 1890. Quel giorno l’amica Virginia Rosa Nicolodi le presentò una donna ammalata in fase terminale. Le due ragazze decisero di prestare soccorso alla sfortunata donna e di costruire un ricovero per permetterle di vivere gli ultimi giorni della sua vita in modo decoroso. Nacque così la Congregazione delle Piccole Suore dell’Immacolata Concezione, destinata a diventare un punto di riferimento per tutti gli sfortunati di quell’angolo del Sudamerica.
Approvata dal vescovo di Curitiba, Dom José de Camargo Barros il 25 agosto del 1895 il nuovo ordine trovò pronte le due giovani che nel dicembre dello stesso anno presero i voti religiosi insieme a Teresa Anna Maule. Amabile aveva atteso che il padre, rimasto vedovo, si risposasse con Maria Zamboni, per dare corpo al suo grande desiderio spirituale e dopo aver professato la propria scelta divenne per la chiesa Irma Paulina del Cuore agonizzante di Gesù, per tutti Suor Paulina.
Quelli che seguirono furono anni di completa dedizione alla causa degli ultimi. Le gesta e la forza di volontà di Suor Paulina rappresentavano il simbolo stesso della comunità di Vigolo. Santa Catarina divenne il raggio di azione di una congregazione che raccoglieva intorno a se ogni giorno nuove vocazioni. Nel piccolo convento presero i voti ragazze immigrate e native americane, donne africane appena liberate dalla schiavitù e figlie della borghesia locale. Tutte unite dal carisma della religiosa trentina, cui la forza fisica non
faceva difetto al pari di quella spirituale. La congregazione accolse moribondi, senzatetto, reietti e criminali pentiti, usando per ognuno la carità cristiana.
Madre Paolina costruì la sua spiritualità sui pilastri dell’eucarestia e del culto per la Madonna e San Giuseppe. Illuminata da sogni premonitori, la sua fede si estrinsecò con grandi opere missionarie e con una particolare attenzione nei confronti di San Giuseppe. In ogni cappella delle “Irmazinhas” (questo il nome con il quale le religiose della congregazione erano chiamate dai fedeli) veniva infatti esposta alla venerazione l’immagine “do nosso bom Pai Sao José”. Le opere caritatevoli di Amabile Visintainer non si fermarono però alla sfera esclusiva della religiosità. Grazie alla sua energia vennero costruiti numerosi luoghi di culto e ricoveri per l’assistenza ai diseredati. Donna dalla tipica tempra tirolese, Suor Paola era attiva, decisa e senza paura dell’imprevisto. Nella sua azione missionaria veniva realizzata con impulsi e tendenze vivaci e con temperamento sanguigno ma era improntata sempre all’amore assoluto verso il povero.»La presenza di «Dio – confessò al proprio padre spirituale – mi è così intima che parmi impossibile perderla; e questa presenza dà, nell’anima mia, una gioia che non posso spiegarla».
Seppur dotata di cultura limitata, madre Paolina riuscì sempre a essere all’altezza delle situazioni più intricate, unendo la propria religiosità a un pragmatismo degno del miglior imprenditore, ma dopo venti anni di intensa attività pastorale dovette piegarsi alla volontà della Chiesa e accettare nel 1918 l’incarico offertogli da Don Duarte. Divenne infatti Superiora Generale della “Casa Madre” di Ipiranga, un convento di clausura molto lontano dai canoni di vita condotta fino ad allora. Amabile Visintainer accettò a malincuore e solo per rispettare il volere di Madre Vincenza Teodora, che l’aveva proposta come sua erede spirituale. Si adattò pian piano alla vita di clausura, cercando però sempre di portare conforto alle donne che cercavano riparo all’interno del suo convento. Il suo alone misticò crebbe negli anni, nonostante divenisse per i più un fantasma vivente e solo nel 1933 il suo volto riapparì brevemente nella vita pubblica in occasione del cinquantenario della fondazione del proprio ordine. Considerata a tutti gli effetti la madre fondatrice della congregazione delle “Irmazinhas”, Madre Paola rifiutò tutti gli onori e continuo nella sua azione missionaria, seppur relegata tra le mura della clausura. Nel 1938 iniziò però a soffrire dei primi disturbi di diabete, un male che le avrebbe portato via prima alcune dita della mano, poi il braccio sinistro e infine la vita stessa. La religiosa accolse gli ultimi istanti della sua vita, flagellata dalla cangrena, con “sia fatta la volontà di Dio”. Morì il 9 luglio del 1942, lasciando dietro di se un ordine formato da 600 suore, votate interamente ai poveri e bisognosi. Alimentato dalla spiritualità di S.Ignazio di Loyola, l’ordine vive in semplicità e umiltà e opera attivamente, ancora oggi nel Ciad, nel Cile, nel Nicaragua e in Argentina, oltre che in Brasile e in Italia.
Per la instancabile missionaria della fede il ringraziamento più importante arrivò nel 1991. Papa Giovanni Paolo II, nella tappa di Florianopolis del suo viaggio in Brasile, proclamò infatti Amabile Visintainer “beata”, dando il via al percorso di santificazione, arrivato a conclusione pochi mesi fa. La religiosa emigrata dal piccolo paese del Trentino, è diventata la prima santa italobrasiliana, aggiungendo il nome di Suor Paola a quella di Madre Cabrini nell’olimpo delle anime pie italiane nel continente americano.
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