Due cobot, robot collaborativi, sono entrati a far parte della unità produttiva di Advan, azienda friulana che da 25 anni progetta e realizza fra le più innovative soluzioni per l’implantologia dentale, per il mercato internazionale. Si arricchisce così il processo produttivo di altissima tecnologia nel quartier generale di Amaro, in Carnia. L’azienda ha deciso di sostituire con due cobot, il lavoro ripetitivo che che apparteneva prima all’umano. Mario Zearo, amministratore delegato di Advan, spiega come i due esemplari di robot si integrano in una produzione di micromeccanica che deve rispettare standard molto elevati di qualità e precisione, trattandosi di sistemi medicali. «I nostri cobot sono il più recente passo nell’ottimizzazione del processo produttivo. Siamo una con i crismi dell’ industria 4.0, tutto è interconnesso. I robot collaborativi, dunque, lavoreranno insieme all’uomo, in un ambiente libero». «Più precisamente- spiega Zearo- si tratta di due bracci antropomorfi specializzati nella lavorazione di parti estremamente piccole e leggere. In Advan, infatti, si lavorano componenti dei sistemi medicali per l’implantologia che misurano, in media, 10 millimetri di lunghezza e 4 millimetri di diametro. I materiali selezionati sono molto particolari perché destinati a garantire l’osseointegrazione, cioè la compatibilità nell’organismo umano, senza rischi». Advan da 25 anni sviluppa la propria ricerca ed ha maturato un know-how che si basa anche su macchine utensili di nuova generazione in una sede dove tutte le tecnologie più avanzate contribuiscono a lavorare con accuratezza e precisione. I due cobot migliorano le attività umane perché, sottolinea il ceo, «si faranno carico delle fasi più ripetitive del ciclo produttivo, liberando i lavoratori dal pericolo di alienazione ed in sicurezza. Inoltre, il rischio di errore, sempre probabile in fasi altamente ripetitive, è notevolmente ridotto». Zearo, ingegnere con 40 anni di esperienza sottolinea inoltre: «Nella nostra azienda, come in tante altre, la robotica non riduce il numero degli addetti ma trasforma la mappa del lavoro: ci saranno invece richieste di nuovi profili. Noi assumeremo ingegneri e specialisti del prodotto invece di cercare mano d’opera destinata a lavori di basso contenuto professionale. Le persone che stanno attualmente lavorando con i nostri cobot ne sono soddisfatte: coinvolte nel progetto fin dall’inizio, hanno appreso nuove competenze, responsabili di una fase innovativa della produzione. La tecnologia offre risposte a domande complesse. E i robot danno buona salute e competitività all’azienda». Nell’industria del Made in Italy, specialmente manifatturiera, la presenza di robot è cresciuta costantemente. Tre anni fa si è assistito a un vero e proprio boom: +50% di robot attivi, 1 ogni 11mila addetti ‘umani’ (fonte: International Federation of Robotics-Ifr).