«La Moldavia ha dovuto affrontare un assalto senza precedenti alla libertà e alla democrazia del nostro Paese, sia oggi che negli ultimi mesi». Sono le accuse, esplicitamente rivolte alla Russia, della presidente uscente Maia Sandu al termine del primo turno delle elezioni presidenziali in Moldavia, quando ancora era in corso lo spoglio di un referendum sull’integrazione nell’Unione Europea. Sandu ha aggiunto che «gruppi criminali» avevano cercato di «indebolire il processo democratico». Sandu, ex consigliere della Banca Mondiale, è stata eletta presidente per la prima volta nel novembre 2020, cavalcando l’onda della popolarità come riformatore anticorruzione con un programma filoeuropeo. Dopo lo scioglimento dell’Unione Sovietica, la Moldavia ha oscillato tra posizioni filo-occidentali e filo-russe, ma sotto la guida di Sandu ha accelerato il suo tentativo di sottrarsi all’orbita di Mosca, soprattutto dopo che la Russia ha attaccato l’Ucraina. Secondo le autorità moldave Mosca ha orchestrato un’intensa campagna di «guerra ibrida» per destabilizzare il Paese e far deragliare il suo percorso verso l’UE. In particolare, i funzionari hanno accusato l’imprenditore filorusso latitante Ilan Shor, un acceso oppositore dell’adesione all’UE, di aver condotto una campagna destabilizzante da Mosca con un complesso schema di acquisto di elettori «in stile mafioso». Shor è accusato di aver corrotto 130.000 moldavi, quasi il 10% dell’affluenza normale alle urne. I funzionari moldavi dicono che quest’anno la Russia ha speso circa 100 milioni di dollari per influire sui processi elettorali in Moldavia. I moldavi vogliono entrare in Ue. Lo dicono i risultati dello spoglio quando è stato conteggiato ormai il 99% dei voti del referendum. Vincono i sì, ma con una maggioranza molto risicata: ha votato per l’adesione il 50,18% del totale di 1,4 milioni di schede, secondo la Commissione elettorale centrale. Ancora ieri sera erano in vantaggio i «no», legati da alcuni osservatori alla volontà di parte della popolazione di mantenere rapporti privilegiati con la Russia. A contribuire ai «sì» sarebbero stati i voti delle comunità di origine moldava all’estero. Nella serata di ieri Moldpress apriva per altro la sua edizione online con la notizia di un allarme bomba che, stando al ministero degli Esteri di Chisinau, ha spinto a sospendere per le verifiche necessarie le operazioni di voto in uno dei seggi della città italiana di Bologna. A confermare l’incertezza del quadro politico in Moldavia anche l’esito delle presidenziali, che si sono svolte contestualmente al referendum. Maia Sandu, capo di Stato uscente, fautrice di un’adesione all’Ue nonché all’Alleanza atlantica, non è riuscita a superare la soglia del 50 per cento per essere confermata al primo turno. Con il 41 per cento circa, dovrà affrontare a novembre un ballottaggio che potrebbe essere segnato dalle alleanze tra i partiti di opposizione.
Paolo Catanese