Geoffrey Hinton ha da poco vinto il premio Nobel per la fisica per i suoi studi sulle reti neurali e come possono imparare le macchine. Proprio Hinton, spaventato, nel recente passato ha lasciato in modo clamoroso Google, per cui lavorava, per parlare più liberamente. In sintesi, questo è il timore che lo ha spinto a mollare: noi non sappiamo cosa accade nel computer, noi possiamo fornire dati che lui mette dentro e analizza nel corso del tempo ma il suo apprendimento è imprevedibile. Imprevedibile. Ne va del nostro destino, insomma, visto che nessuno può escludere che le macchine, che già in passato ci hanno superato in forza fisica, tra poco possano superarci anche sul versante intellettuale. Con al centro il solito dilemma, sul controllo dell’umanità intera. Ho voluto fare una prova diretta, una domanda particolare alla nostra intelligenza artificiale ChatGpt sull’eterna lotta tra Belzebù e Gesù.
IL DIAVOLO
Se fossi il «demonio» e volessi ridurre l’umanità in schiavitù senza usare la forza che faresti? Ecco la risposta del computer: «Adotterei un approccio sottile e psicologico, sarebbe la strada più efficace. Ecco alcune strategie». Distrazione di Massa. «Creerei un ambiente di costante distrazione, saturando le persone con stimoli superficiali (come intrattenimento, gossip, notizie irrilevanti). L’obiettivo sarebbe mantenere le menti occupate, impedendo loro di concentrarsi su questioni importanti come il proprio sviluppo personale, la politica o i diritti». Paura. «Alimenterei timori sottili che generano ansia costante. Non una paura acuta e immediata, ma quella sottile sensazione di insicurezza che porta le persone a cercare rifugio in autorità rassicuranti, rinunciando lentamente alla propria libertà in cambio di un falso senso di sicurezza». Dipendenza. «Incentiverei la dipendenza dai comfort e dalle comodità moderne, come la tecnologia, i social media o il consumo eccessivo. Le persone sarebbero disposte a sacrificare la loro autonomia per avere una vita più facile, rinunciando gradualmente al controllo sulla propria esistenza». Manipolazione della Realtà. «Creerei confusione e disinformazione, rendendo difficile distinguere tra verità e menzogna. Questo porterebbe a un cinismo diffuso, spingendo le persone a dubitare di tutto e a cercare autorità ‘superiori’ che forniscano risposte semplici e definitive». Polarizzazione. «Dividerei le persone in gruppi contrapposti (politici, sociali, economici) fomentando conflitti interni. Mentre loro si scontrano tra di loro, sarebbero troppo distratti per vedere chi veramente tira i fili». Togliere sempre più valore all’Istruzione Critica. «Promuoverei invece forme di istruzione che formano lavoratori obbedienti piuttosto che individui creativi e indipendenti». Controllo Economico e Indebitamento. «Spingerei le persone verso il consumismo sfrenato, creando un sistema di indebitamento che le mantenga intrappolate in un ciclo di lavoro e consumo senza fine. La libertà sarebbe così un miraggio distante. Insomma, anziché imporre il dominio con la forza, lo costruirei dall’interno della società, lasciando che le persone si leghino da sole, convinte di star facendo le proprie scelte». Questa è la strategia diabolica che, purtroppo, guardando a quanto accade oggi nel mondo, mi appare in pieno svolgimento.
GESU’
Sfida dura per il figlio di Dio. Ecco che cosa mi ha risposto l’intelligenza artificiale. Se fossi Gesù e tornassi sulla Terra per salvare l’umanità dalle guerre e dal male? «Penso che l’approccio dovrebbe andare oltre il semplice intervento miracoloso». In fondo, sottolinea la macchina, la storia di Gesù riguarda «il trasformare le coscienze più che i fatti esteriori». Quindi, ci sarebbero diversi passi da considerare: Riacquistare Fiducia e Riconoscimento: «Prima di tutto, dovrei farmi riconoscere come la figura autentica che sono, in un mondo scettico e diviso. Questo potrebbe significare usare i miracoli o gesti simbolici per riaccendere la speranza e spingere le persone a interrogarsi su sé stesse. Ma non fermarmi lì: dare una spiegazione e un significato più profondo ai segni per mostrare che il vero cambiamento deve venire dall’interno». Educare alla Compassione e al Perdono: «Sviluppare la capacità di amare il prossimo, anche i nemici, e perdonare. Sarebbe fondamentale continuare su questa strada, ma in modo contestualizzato ai problemi moderni, come l’intolleranza, la povertà e la disuguaglianza. Dovrei ispirare movimenti che spingano l’umanità a riscoprire l’empatia e la solidarietà, usando un linguaggio universale». Smantellare i Sistemi di Oppressione: «Per eliminare le guerre e il male, è necessario affrontare le strutture di potere ingiuste e le cause profonde della violenza, come l’avidità e la paura. Questo implicherebbe un lavoro di giustizia sociale, forse anche scardinando alcuni dogmi e convenzioni sociali», non diversamente da come il Gesù storico «sfidava le autorità religiose e politiche del suo tempo». Promuovere un Cambiamento Culturale Radicale. «Incoraggiare le persone a vedere la propria vita in modo interconnesso, a capire che ogni azione ha un impatto globale. Forse con un messaggio rivolto alla salvaguardia del pianeta e alla convivenza pacifica, piuttosto che alla semplice salvezza individuale. Potrebbe essere necessario usare nuove ‘parabole’ adattate alla modernità, come il rispetto per l’ambiente o l’uso consapevole della tecnologia». Esercitare la Pazienza Divina. In ogni caso, «ci vorrebbe tempo. Non si può cambiare il cuore delle persone in un attimo. Bisognerebbe guidarle verso una trasformazione graduale, evitando la tentazione di imporre soluzioni autoritarie. Potrebbe essere più efficace ispirare, piuttosto che intervenire direttamente in ogni conflitto. Il mio obiettivo sarebbe quindi quello di seminare un cambiamento duraturo e di far risvegliare negli esseri umani la capacità di essere parte della soluzione, anziché solo spettatori di un intervento miracoloso». Per quanto mi riguarda, ho paura che per Gesù si potrebbe verificare quanto già successo. Scolpite nella mente il capitolo del grande Dostoevskij nel suo I Fratelli Karamazov: «…Dopo quindici secoli dalla morte, Cristo fa ritorno sulla terra. Non viene mai menzionato per nome, ma sempre chiamato indirettamente. Pur comparendo furtivamente, viene misteriosamente riconosciuto da tutti, il popolo lo riconosce e lo acclama come salvatore, tuttavia egli viene subito incarcerato per ordine del Grande Inquisitore, proprio mentre ha appena realizzato la resurrezione di una bambina di sette anni, nella bara bianca ancora aperta, pronunziando le sue uniche parole di tutta la narrazione: Talitha kumi (Alzati fanciulla). È lo stesso inquisitore subito dopo a recarsi presso di lui nella prigione in cui è stato rinchiuso esordendo con queste parole: «Sei tu? Sei tu?» Non ricevendo risposta, aggiunge rapido: «Non rispondere, taci! E poi, che cosa potresti dire? So anche troppo bene quel che diresti. Ma tu non hai il diritto di aggiungere nulla a quel che già dicesti una volta. Perché sei venuto a infastidirci? Perché sai anche tu che sei venuto a infastidirci. Ma sai cosa accadrà domani? Io non so chi tu sia né voglio sapere se tu sia proprio Lui o gli somigli, ma domani ti condannerò, ti brucerò sul rogo come il più empio degli eretici…».
Nico Perrone