Israele attacca a testa bassa, incurante a quanto pare delle proteste di tutto il mondo: l’esercito israeliano – scrive l’agenzia di stampa statale libanese – ha di nuovo attaccato la sede della missione UNIFIL. Prima con un colpo di artiglieria contro l’ingresso della base a Naqura, vicino al confine con Israele, poi con un carro armato che ha sparato contro una torretta di osservazione ferendo due soldati del contingente dello Sri Lanka. Secondo Reuters, che cita fonti Onu, uno si trova in gravi condizioni. Si tratta del secondo attacco alla missione dei caschi blu in due giorni: ieri un carro armato israeliano aveva sparato contro la torretta di osservazione della stessa base, ferendo due operatori indonesiani. «Restiamo, non intendiamo andarcene», ha detto all’agenzia Reuters il portavoce della missione di interposizione Andrea Tenenti. I 50 paesi che contribuiscono a UNIFIL hanno deciso di dispiegare 10.400 uomini tra il fiume Leonte e il sud del Libano fino alla «linea blu», ossia il confine tra Libano e Israele che venne stabilito dalle Nazioni Unite per monitorare l’uscita delle truppe israeliane dopo l’invasione del 1978. «I soldati italiani non sono militanti di Hezbollah», dice il ministro degli Esteri Antonio Tajani osservando che «e’ inaccettabile quello che sta accadendo».
Maria Anzalone