Stando alle ultime ricerche, sembrerebbe proprio di sì, anche se non si può parlare di un sonno paragonabile a quello degli animali. E se le piante non dormono di notte perché non hanno un cervello, però possiamo dire che si riposano, non solo modificando alcuni aspetti del loro metabolismo, ma anche assumendo posizioni riconoscibili come «rilassate». E questi movimenti che le piante fanno nel passaggio tra giorno e notte si chiamano «nictinastia», che in greco antico significa «compattamento da notte». Ogni specie animale si corica in una posizione diversa: il cavallo resta in piedi, il gatto si acciambella, l’anatra o il fenicottero nascondono la testa sotto l’ala; così anche le piante assumono posizioni diverse per affrontare il buio. Il fagiolo, per esempio, lascia pendere le foglie, mentre l’acetosella chiude a metà le foglie lungo la nervatura centrale, così come anche la mimosa. Anche alcuni fiori chiudono le loro corolle al calar del sole, come la Gazania (Gazania sp.), mentre quelli del tulipano sembra invece che si chiudono alla sera per il calare della temperatura, più che per il fotoperiodo. Interessanti sono stati poi i risultati della ricerca «Quantification of Overnight Movement of Birch (Betula pendula) Branches and Foliage with Short Interval Terrestrial Laser Scanning», pubblicata su Frontiers in Plant Science, che ha analizzato da questo punto di vista il comportamento notturno di due esemplari di betulla – uno in Austria e uno in Finlandia – analizzati con la tecnica del laser scanner, durante notti calme e senza vento, a ridosso dell’equinozio autunnale, così da garantire la stessa illuminazione in entrambi i siti. Sì è così visto che di notte i rami e le foglie degli alberi si rilassano, afflosciandosi in maniera visibile nei dati acquisiti dal laser. Non si tratta di grandi cambiamenti, parliamo di appena 10 cm per alberi con un’altezza di 5 metri, ma erano movimenti sistematici e ben rilevabili. In particolare tali movimenti erano graduali e la posizione più bassa veniva raggiunta un paio d’ore prima dell’alba. All’arrivo del sole, invece, gli alberi riprendevano vigore, come risvegliandosi, ma non è chiaro se a far da sveglia fosse proprio la luce del sole o un orologio interno delle piante. Tuttavia il fatto che alcuni rami riprendessero posizione prima dell’arrivo del sole fa propendere per l’ipotesi di un orologio interno. A contribuire a questi movimenti potrebbe essere il fotoperiodismo della pianta o il bilancio idrico. Infatti i movimenti della pianta sono sempre strettamente connessi con il bilancio idrico delle singole cellule, che agisce sul turgore dei tessuti vegetali e che è a sua volta influenzato dalla disponibilità di luce attraverso la fotosintesi. Peraltro vi sono anche piante «nottambule», ovvero che proprio al buio svolgono alcune importanti attività, come la fioritura. La bella di notte (Mirabilis jalapa), la Campanella notturna o «fiore della luna» (Ipomea alba), la Datura (Datura stramonium), l’Esperide (Hesperis matronalis) i gelsomini, le enotere (Oenothera sp.) o la comune pianta di tabacco (Nicotiana tabacum) sono solo alcune delle molte specie vegetali che invece di notte aprono i loro fiori, emettendo le loro delicate fragranze. Quasi tutte queste specie aprono i propri fiori durante la notte per attirare insetti impollinatori come le falene o alcuni coleotteri. Ciò è determinato dalla presenza o assenza di un ormone chiamato fiorigeno, che viene prodotto dalla pianta e che a sua volta è influenzato dal sole, ovvero dal fotoperiodo e/o dalla temperatura. Quindi, ancora una volta, a dirigere l’orchestra è comunque sempre la nostra stella, anche se magari indirettamente.
Armando Gariboldi