Al 31 dicembre 2023 i pensionati erano circa 16,2 milioni, di cui 7,8 milioni di maschi e 8,4 milioni di femmine. L’importo lordo delle pensioni complessivamente erogate era di 347 miliardi di euro. Così il rapporto annuale Inps. Sebbene rappresentino la quota maggioritaria sul totale dei pensionati (il 52%), le femmine percepivano il 44% dei redditi pensionistici, ovvero 153 miliardi di euro contro i 194 miliardi dei maschi. L’importo medio mensile dei redditi pensionistici percepiti dagli uomini era superiore a quello delle donne di circa il 35%. Tra il 2019 e il 2022 il totale dei trattamenti di vecchiaia e anticipati è quasi raddoppiato rispetto agli anni immediatamente successivi alla riforma Monti-Fornero. Dal 2012 al 2023 l’età media al pensionamento è aumentata da 62,1 a 64,6 anni, passando da 59,5 a 61,5 anni per le pensioni anticipate e da 64,1 a 67,5 anni per quelle di vecchiaia. Quest’ultimo incremento, che è stato particolarmente significativo, è dovuto agli adeguamenti dei requisiti all’aumento della speranza di vita, come previsto dalla normativa. Distinguendo per tipologia di calcolo della pensione, l’età media al pensionamento dei pensionati di vecchiaia, in regime retributivo e misto, è aumentata di oltre 3,5 anni tra il 2012 e il 2023, ma rimane di un anno e mezzo inferiore a quella dei pensionati di vecchiaia in regime contributivo (67,2 anni per le retributive e miste rispetto a 68,7 anni per le contributive). L’età media dei beneficiari di pensioni anticipate è sensibilmente più bassa e, nel 2023, si attesta in media intorno ai 62 anni. «I volumi degli utenti e i dati economici e finanziari del bilancio INPS: 16 milioni di pensionati, oltre 26 milioni di lavoratori assicurati e 1,8 milioni di imprese», dice il presidente dell’Inps Gabriele Fava. «Un bilancio positivo che ci consente di guardare avanti con fiducia ma che allo stesso tempo ci spinge al continuo miglioramento», chiude.
Marta Tartarini