La morte dell’attivista turco-statunitense per «un colpo d’arma da fuoco alla testa» in Cisgiordania, avvenuta nei giorni scorsi, è sempre più un caso internazionale. Oggi si sono tenuti i funerali di Aysenur Ezgi Eygi a Beita, dove la ragazza di 26 anni è stata uccisa mentre partecipava ad una manifestazione contro nuovi insediamenti colonici ebraici. Nel frattempo le autorità turche lamentano le difficoltà per il rimpatrio del corpo e si moltiplicano poi le richieste internazionali per l’avvio di un’inchiesta del governo israeliano che faccia chiarezza su quanto successo. Le autorità turche sono al lavoro per rimpatriare il corpo di Aysenur Ezgi Eygi, l’attivista turco-statunitense morta in Cisgiordania venerdì 6 settembre, per un colpo d’arma da fuoco esploso presumibilmente da un cecchino israeliano, mentre era in corso una manifestazione contro nuovi insediamenti di coloni ebraici a Beita, nei pressi di Nablus. È qui che nella mattinata si sono svolti i funerali della studentessa della University of Washington di Seattle, dove studiava Psicologia e Lingue e istituzioni del Medio oriente. Sulla piattaforma X il portavoce del ministero degli Esteri turco Oncu Keceli ha scritto: «Ieri Israele ha bloccato i valichi via terra dalla Palestina alla Giordania. Su richiesta della famiglia Eygi, stiamo lavorando all’opzione di portare il corpo direttamente in Turchia in aereo per evitare ulteriori ritardi». Testimoni presenti al momento dello sparo hanno riferito che militari israeliani erano appostati sui tetti cirvostanti. All’emittente Bbc l’attivista israeliano Jonathan Pollak – che è illustratore della testata Haaretz e fondatore del gruppo Anarchists Against the Wall – ha confermato queste ricostruzioni, dichiarando di aver visto «soldati sul tetto che prendevano la mira» e di aver udito due spari. Dopodiché «qualcuno ha gridato il mio nome dicendo, in inglese, ‘Ci aiuti. Abbiamo bisogno di aiuto'». L’uomo ha raccontato di aver raggiunto le persone che circondavano la 26enne, sdraiata a terra sotto un ulivo, la testa sanguinante. «Aveva il polso già molto debole» ha raccontato Pollack, che ha aggiunto: «Ho guardato in alto: c’era una chiara linea di tiro tra i soldati e noi». La studentessa, che aveva preso parte al corteo insieme al movimento filo-palestinese International Solidarity Movement, è stata portata in ospedale, come mostrano video che circolano sul web, dove dopo poco è stato dichiarato il decesso. Il dottor Fouad Nafaa, primario dell’ospedale Rafidia di Nablus, ha confermato che la morte è sopraggiunta per «un colpo d’arma da fuoco alla testa». L’esercito israeliano in una nota è subito intervenuto sulla morte della cittadina turco-statunitense, scrivendo in una nota: «Durante un intervento delle forze di sicurezza israeliane adiacente all’area di Beita, le forze hanno risposto aprendo il fuoco contro uno dei principali istigatori di attività violente, che ha lanciato pietre contro i militari, costituendo per loro una minaccia». Pollack ha confermato che durante la protesta «ci sono stati scontri» ma che «nessuno ha lanciato pietre» e che i soldati «non subivano alcuna minaccia». La famiglia Eygi in un comunicato si è detta «sotto shock» per la morte di Aysenur, definendola «un’appassionata attivista per i diritti umani». «Date le circostanze- ha aggiunto- un’indagine israeliana sarebbe inadeguata» e pertanto ha fatto appello alle autorità statunitensi per «assicurare i responsabili alla giustizia». Anche le Nazioni Unite, tramite il portavoce Stéphane Dujarric, hanno chiesto «indagini accurate sulle circostanze» che hanno portato al decesso della giovane nata ad Antalya. «I civili vanno protetti in ogni caso» ha aggiunto. Sulla vicenda sono intervenute sia le autorità di Washington che Ankara. Sean Savett, portavoce del Consiglio per la sicurezza nazionale della Casa Bianca, ha detto che Washington è «profondamente turbata dalla tragica morte di una cittadina americana», quindi ha chiesto al governo israeliano di indagare. Quanto alla Turchia, il presidente Recep Tayyip Erdogan ha definito l’accaduto «un atto barbaro». Appelli per avviare indagini che facciano luce sulle circostanze della morte della ragazza sono infine lanciati anche dai familiari di Aysenur, a cui si uniscono i genitori di Rachel Corrie, 23 anni, attivista statunitense, assassinata nel 2003, schiacciata da una ruspa israeliana, mentre si opponeva alla demolizione dell’abitazione di un medico palestinese nella Striscia di Gaza.
Alessandra Fabbretti