«I sindacati e la sinistra sono contrari alla riforma fiscale, vuol dire che siamo nella giusta direzione. È sufficiente osservare la coerenza del maggiore partito di opposizione per capire che le loro sono solo rivendicazioni pretestuose. Prima si sono rivoltati contro la rottamazione, poi invece ne hanno usufruito perché avevano debiti contributivi verso i loro dipendenti. Se anche per loro fosse valso il DURC (Documento Unico di Regolarità Contributiva) non avrebbero potuto più lavorare». Così in una nota Lino Ricchiuti, vice responsabile nazionale del Dipartimento imprese e mondi produttivi di Fratelli d’Italia.
«La riforma fiscale del governo Meloni è la più grande dall’epoca di quella Visentini, un cambio totale di paradigma dove il contribuente non sarà colpevole di dolo fine a prova contraria», spiega Ricchiuti.
«Oggi l’Agenzia delle Entrate in caso di incongruenza parte già con una contestazione che dà vita ad un atto fiscale : con la riforma l’ente dovrà solo informare il contribuente di alcune discrepanze prima di procedere e avrà 60 giorni di tempo per rispondere con le proprie osservazioni. L’agenzia, da parte sua, sarà obbligata a rispondere a tali osservazioni prima di inviare se ritiene valide le sue ragioni l’atto di accertamento vero e proprio. Tutto il regime sanzionatorio sarà notevolmente rivisto in ribasso e non con i tassi ‘usurai’ attuali. Questa modalità cammina di pari passo con il concordato biennale, una sorta di dichiarazione precompilata biennale per le piccole imprese». E prosegue: » Se gli imprenditori aderiranno alla proposta del fisco, per due anni non risponderanno ad alcun accertamento fiscale e se guadagneranno di più lì terranno in sacca. Oggi se sei bravo e guadagni di più vieni massacrato. Questo preclude ogni stimolo a migliorarsi e se a un imprenditore togli la voglia di vedere la propria attività espandersi gli hai tolto il carburante che motiva un autonomo. Per lo Statuto dei diritti del Contribuente che oggi rappresenta solo un codice di buone intenzioni, c’è l’obiettivo di renderlo una legge generale tributaria. Questo governo passa dalle parole ai fatti: lasciare in pace chi vuole intraprendere una attività. Tenendo a mente quello che insegnava Einaudi: «Migliaia, milioni di individui lavorano, producono e risparmiano nonostante tutto quello che noi possiamo inventare per molestarli, incepparli, scoraggiarli. È la vocazione naturale che li spinge; non soltanto la sete di guadagno», conclude.