Dopo la forte scossa registrata ieri sera a Napoli e nei Campi Flegrei di magnitudo 4.4 lo sciame sismico sta proseguendo: dalle 19:51 di ieri sono state registrate 200 scosse e molte persone questa notte hanno preferito dormire nelle tendopoli allestite dalla Protezione civile o in macchina. L’Osservatorio Vesuviano dell’Ingv continua le attività di monitoraggio ordinarie e straordinarie per individuare anche le più piccole variazioni nei parametri di monitoraggio utili per definire al meglio l’attuale fenomeno in corso. Le strutture dell’Ingv dedicate al monitoraggio dell’area della caldera dei Campi Flegrei «sono sempre operative h24 e nella giornata del 21 maggio saranno effettuate misure e campionamenti in alcuni siti della caldera». I Campi Flegrei, ricordano gli esperti, «sono un vulcano pericoloso e attivo», ma altamente monitorato. Tanti i dubbi riguardo ad un’imminente eruzione del vulcano della solfatara. A rispondere è Andrea Moccia, geologo e fondatore di GeoPop: «Per prima cosa diciamo che 4.4 è la magnitudo più alta mai registrata nell’area in epoca strumentale, cioè da quando noi registriamo i terremoti. Dal punto di vista tettonico-strutturale non è una magnitudo fortissima in termini assoluti, perché i terremoti legati al movimento delle faglie sono considerati ‘forti’ se superano la magnitudo 5.0 o 6.0″. E prosegue: «Una magnitudo di 4.4 per questa tipologia di sismi quindi è molto forte e anche in archivio la massima registrata è pari a 4.12 nel 1996. Quindi quella di 4.4 è una scossa molto importante anche se questo non significa che ci sia un’eruzione imminente. Ci rendiamo conto che ci sia una certa situazione di ansia ma non è detto che stia succedendo qualcosa. Soprattutto in questi momenti è necessaria razionalità e ascoltare le istituzioni». Quando ci fu l’ultima eruzione dei Campi Flegrei e cosa bisogna aspettarsi? «Nel 1538 c’è stata l’ultima eruzione, non catastrofica ma di media-piccola entità- dice il geologo- A oggi quindi noi non abbiamo le informazioni per dire cosa succederà. Sicuramente quello che possiamo dire è che il territorio è monitorato con tecnologie e competenze – forse le migliori nel mondo – e bisogna seguire sempre i dati ufficiali. Quindi la prima cosa che si va a fare è vedere cosa dice l’INGV perché loro sono la fonte primaria dell’informazione, sono loro che registrano i terremoti».
Serena Tropea