«L’attuazione efficace» dello Statuto di Roma e la prospettiva di «alleanze rafforzate» sono state al centro di un incontro a Caracas tra il presidente del Venezuela, Nicolas Maduro, e il procuratore della Corte penale internazionale (Cpi), Karim Khan. L’occasione dello scambio è stata la riapertura dell’ufficio nella capitale latinoamericana dell’Alto commissariato delle Nazioni Unite per i diritti umani. Le attività dell’organismo in Venezuela erano state sospese nel febbraio scorso, a seguito dell’arresto di un oppositore del governo, l’avvocato e attivista Rocio San Miguel. L’Alto commissariato era stato accusato allora dal ministro degli Esteri venezuelano, Yvan Gil, di un atteggiamento «colonialista e offensivo». Dei contenuti dell’incontro a Caracas ha riferito anche Khan, con un post sul social network X, corredato da una fotografia del colloquio. La Corte penale internazionale sta indagando su crimini contro l’umanità che potrebbero essere stati commessi in Venezuela al tempo della crisi politica e delle proteste di piazza del 2017. In relazione ai disordini e agli scontri di sette anni fa in Venezuela sono stati condannati o incriminati circa 150 agenti di polizia o militari. Uno dei riferimenti politici delle proteste era Juan Guaido, oppositore supportato all’epoca dagli Stati Uniti, dall’Unione Europea e nel complesso da una cinquantina di Paesi. Lo Statuto di Roma, sottoscritto nel 1998, è il documento istitutivo della Cpi. In Venezuela sono in programma elezioni presidenziali il 28 luglio. Maduro, al potere dal 2013, è ricandidato.
Vincenzo Giardina