Per la prima volta la Corte europea dei diritti dell’uomo (Cedu) ha condannato uno Stato per «inazione climatica». Accogliendo la denuncia pronunciata da circa 2.500 cittadine svizzere con in media 75 anni d’età, la Cedu ha infatti confermato che la Confederazione elvetica ha violato l’articolo 8 della Carta europea, quello che sancisce il diritto al rispetto della vita privata e familiare. In pratica, i giudici hanno riconosciuto il dovere dello Stato di proteggere i cittadini contro i gravi effetti dei cambiamenti climatici sulla vita, sulla salute, sul benessere e sulla qualità della vita. Come evidenziano i media internazionali, si tratta di una decisione chiamata a fare scuola tra i 46 Paesi del continente. Il collettivo «Anziane per il clima» – questo il nome scelto dagli attivisti – già promette di monitorare il governo elvetico, per vedere se e come recepirà la sentenza, che ha valore vincolante. La Cedu si è pronunciata su altri due casi analoghi, entrambi però terminati con un respingimento dei ricorsi. Il primo e forse più noto riguarda sei giovani portoghesi tra i 12 e i 24 anni che hanno denunciato il Portogallo insieme ad altri 31 Stati per non aver fatto nulla per impedire i devastanti incendi del 2017. Nel dettaglio, si tratta di tutti gli Stati dell’Unione Europea insieme a Norvegia, Svizzera, Turchia, Regno Unito e Russia. L’istanza è stata però respinta per vizio di forma: i querelanti non hanno infatti esaurito tutte le vie legali disponibili nel loro Paese, una condizione indispensabile per poter adire una corte internazionale. I giudici hanno inoltre stabilito che Damien Carême, un ecologista del nord della Francia che ha denunciato a sua volta il suo Paese per inazione climatica, non è vittima degli effetti dei cambiamenti climatici. Su questa base sono pertanto venute meno le basi del contenzioso. Nel corso delle udienze, si è riunita davanti alla Corte della Cedu a Strasburgo una folla di attivisti e manifestanti per i diritti climatici, tra cui Greta Thunberg, la fondatrice del movimento Fridays for future.
Alessandra Fabbretti