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Fine della missione Akatsuki: addio all’ultima sentinella di Venere

Gazzettino Italiano Patagónico by Gazzettino Italiano Patagónico
1 de noviembre de 2025
in Ciencia
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Fine della missione Akatsuki: addio all’ultima sentinella di Venere
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La missione della sonda giapponese Akatsuki — nota anche come «Venus Climate Orbiter» e gestita dall’Japan Aerospace Exploration Agency (JAXA) — è ufficialmente conclusa. L’agenzia ha annunciato che il 18 settembre 2025 sono state avviate le procedure per la chiusura operativa della sonda, dopo che i contatti erano già persi da tempo e che negli ultimi giorni è stata dichiarata ufficialmente morta. Akatsuki è stata lanciata il 21 maggio 2010 dal centro spaziale di Tanegashima (Giappone), con l’obiettivo di studiare la densa atmosfera di Venere — un vicino della Terra divenuto un vero inferno in termini di condizioni ambientali. Il primo tentativo di inserirla in orbita attorno a Venere, nel dicembre 2010, fallì a causa di un malfunzionamento del motore principale. Nonostante questo, gli ingegneri della JAXA idearono un piano alternativo e, dopo cinque anni di attesa, Akatsuki riuscì finalmente a inserirsi in un’orbita attorno a Venere il 7 dicembre 2015. La missione, inizialmente progettata per una durata di circa quattro-cinque anni, è andata ben oltre: la sonda ha operato per quasi un decennio attorno al pianeta, raccogliendo dati preziosi e contribuendo a ridefinire la nostra comprensione dell’atmosfera. venusiana. La missione ha ottenuto numerosi risultati. I principali sono la mappatura dettagliata della struttura tridimensionale dell’atmosfera di Venere, grazie a strumenti che operano dall’ultravioletto all’infrarosso. Quindi ha identificato un fenomeno noto come «super-rotazione»: le nubi venusiane circolano intorno al pianeta a velocità molto elevate, molto superiori a quelle che si potrebbero attendere considerando la lenta rotazione del pianeta stesso. C’è è stata poi, la scoperta di una gigantesca onda stazionaria (una «gravity wave») nell’atmosfera di Venere, che si estende per migliaia di chilometri e suggerisce un’interazione complessa tra la superficie del pianeta e l’atmosfera. Nello specifico si tratta di una struttura atmosferica enorme, larga oltre 10.000 chilometri, osservata per la prima volta nel dicembre 2015 poco dopo che la sonda Akatsuki era riuscita a entrare in orbita. È un tipo di onda atmosferica che si forma quando il flusso di gas incontra un ostacolo, come una catena montuosa. L’energia si propaga verticalmente, ma la struttura rimane «ferma» rispetto alla superficie: da qui il termine stazionaria. Fenomeni simili si osservano sulla Terra, per esempio sopra le Ande o l’Himalaya, ma su Venere è molto più estesa e persistente. È stata rilevata nelle immagini all’infrarosso del lato notturno del pianeta e descritta per la prima volta nel 2017 in un articolo su Nature Geoscience. Infine si è cercato di applicare, per la prima volta, di tecniche meteorologiche terrestri all’atmosfera di un altro pianeta. La JAXA ha perso i contatti con Akatsuki intorno alla fine di aprile 2024, durante una fase in cui la sonda era in «modalità di mantenimento dell’assetto a precisione ridotta». Nonostante i tentativi di recupero, la comunicazione non è più stata ristabilita. Considerando che la sonda aveva ampiamente superato la durata progettata della missione e che era già in una fase avanzata della sua vita operativa, l’agenzia ha deciso di terminare formalmente le operazioni. Con Akatsuki fuori servizio, nessuna sonda attiva sta attualmente studiando Venere. Tuttavia, sono in programma nuove missioni: la DAVINCI+ della NASA, progettata per penetrare l’atmosfera venusiana e la VERITAS, sempre della NASA, che orbiterà attorno a Venere per studiare la superficie e l’interno del pianeta. Il budget della NASA richiesto dalla Casa Bianca per il 2026 prevede una riduzione dell’ordine del 24% (da circa 24,8 miliardi di dollari nel 2025 a circa 18,8 miliardi per il 2026) le due missioni sono a serio rischio di sopravvivenza. Un report dell’istituto Center for Naval Analyses (CNAS) mette in evidenza che «i tagli proposti dal bilancio Trump decimerebbero la scienza venusiana della NASA». Tuttavia il Congresso degli Stati Uniti ha l’ultima parola sul budget. In diverse commissioni del Senato si stanno muovendo emendamenti per difendere le missioni planetarie. In ogni caso vi sarebbe EnVision dell’European Space Agency (ESA), destinata a indagare atmosfera, superficie e struttura interna di Venere. Vi sarebbe poi una missione privata voluta dalla compagnia spaziale Rocket Lab in collaborazione con il Massachusetts Institute of Technology (MIT). Il nome del progetto è Venus Life Finder e avrebbe come obiettivo, tra l’altro, quello di inviare una piccola sonda nella parte alta dell’atmosfera venusiana (tra circa 48–60 km sopra la superficie) per analizzare la presenza di composti organici nelle nubi del pianeta. La missione tuttavia, era inizialmente prevista per il maggio 2023, ma è stata poi rimandata.

Luigi Bignami

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