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Perché negli anziani la risposta del sistema immunitario ai vaccini è più debole?

Gazzettino Italiano Patagónico by Gazzettino Italiano Patagónico
1 de noviembre de 2025
in Salud
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Perché negli anziani la risposta del sistema immunitario ai vaccini è più debole?
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Perché negli anziani, le persone che più di tutte hanno bisogno di protezione contro le infezioni, la risposta del sistema immunitario ai vaccini è in genere più debole? Una ricerca pubblicata su Nature ha trovato una risposta che in futuro potrebbe aiutarci a creare vaccini più efficaci e più adatti a sistemi immunitari maturi. I linfociti T, cioè i globuli bianchi che riconoscono sostanze estranee (antigeni) presentate da altre cellule, hanno un ruolo chiave di coordinamento della risposta immunitaria: tra i loro compiti c’è infatti quello di istruire i linfociti B sulla produzione di anticorpi in risposta a virus o vaccini.  Un gruppo di scienziati dell’Allen Institute di Seattle (Washington) ha scoperto che, con l’invecchiamento, i linfociti T di ognuno di noi vanno incontro a una profonda trasformazione, che altera in modo sostanziale la risposta di queste cellule ai pericoli: cambia il modo in cui reagiscono alle minacce – reali, costituite per esempio dai virus, o «posticce», come le componenti virali introdotte apposta dai vaccini per stimolare una risposta immunitaria. Per essere più precisi, a cambiare è l’espressione genica, cioè il processo in cui le informazioni geniche presenti nel DNA vengono tradotte in molecole. Gli effetti di tutto questo indeboliscono la memoria dei linfociti T; di conseguenza, le cellule B faticano a produrre una quantità di anticorpi robusta come facevano in passato. Può quindi accadere che, anche se il vaccino antinfluenzale è adeguato al ceppo virale circolante in quella stagione, le cellule B dei pazienti anziani rispondano meno efficacemente di quelle dei più giovani. Queste alterazioni non dipendono da aspetti patologici legati all’età che avanza, come i processi infiammatori, ma fanno parte di un invecchiamento fisiologico, sano, di tutti gli organismi. Per arrivare a questa scoperta, gli scienziati hanno usato tecniche all’avanguardia per osservare come cambiava nel tempo il profilo immunitario di 96 adulti tra i 25 e i 65 anni seguiti per oltre due anni. A partire da questi dati hanno creato una mappa dei cambiamenti di 71 diversi tipi di cellule immunitarie, che hanno messo a disposizione della comunità scientifica (si chiama Human Immune Health Atlas, ed è consultabile liberamente). Infine, hanno usato questa mappa per studiare oltre 16 milioni di cellule immunitarie prelevate da adulti sani, dai 25 agli oltre 90 anni di età. Queste nuove conoscenze di come cambia il sistema immunitario potrebbero aiutarci a mettere a punto vaccini con un approccio più personalizzato e adatto all’età avanzata, che tengano conto di come invecchiano le cellule, o a immaginare terapie da abbinare ai vaccini che migliorino la risposta immunitaria. Permettendo alle cellule di reagire come facevano un tempo.

Elisabetta Intini

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