Non si placano le tensioni a Los Angeles, dove da giorni sono in corso proteste e cortei contro i raid anti-immigrazione. Il presidente Donald Trump, dall’inizio del malcontento, ha inviato nella città della California 4mila soldati della Guardia Nazionale, 700 marines e annunciato l’invio di 9mila migranti nel carcere di massima sicurezza di Guantanamo. Tutte azioni che rivendica, come sottolinea con un post sul suo social Truth.
«Se non avessi ‘mandato le truppe’ a Los Angeles, quella città un tempo splendida e grandiosa, sarebbe ora in fiamme, proprio come è successo qualche mese fa con tutte le case distrutte», scrive il tycoon riferendosi agli incendi di gennaio e chiamando «incompetenti» il governatore, Gavin Newsom, e il sindaco, Karen Bass, di La.
I due hanno intentato causa contro l’amministrazione Trump. Su X, Newsom ha comunicato di aver «presentato una mozione d’urgenza per bloccare l’illegale dispiegamento di Marines e Guardia Nazionale da parte di Trump a Los Angeles». Secondo il governatore, «Trump sta aizzando l’esercito americano contro i cittadini americani. I tribunali devono bloccare immediatamente queste azioni illegali».
Il presidente, però, va dritto per la sua strada e si dice pronto ad invocare l’Insurrection Act qualora i disordini degenerassero in insurrezione: «Lo farei certamente». Si tratta di legge del 1807 usata per l’ultima volta da George Bush nel 1992 che permette al presidente di mobilitare l’esercito federale e la Guardia Nazionale per compiti di polizia. Una linea dura che promette di perseguire anche nel caso che le proteste si spostino in altre città. «Se ci saranno rivolte in altre città useremo una forza uguale o maggiore». Gli occhi sono puntati Washington, dove sabato si svolgerà la parata per i 250 anni dell’esercito americano.
Giusy Mercadante