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Carne coltivata, ecco cosa ne pensano gli italiani

Gazzettino Italiano Patagónico by Gazzettino Italiano Patagónico
27 de mayo de 2025
in Salud
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Carne coltivata, ecco cosa ne pensano gli italiani
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La produzione alimentare è responsabile fino al 30% delle emissioni globali di gas serra e assorbe il 70% dell’acqua dolce e la produzione di 100 grammi di proteine da carne bovina genera 75 volte più Co2 rispetto a 100 g di proteine ottenute dai piselli. Nonostante ciò, il consumo di carne in Europa continua ad aumentare, anche a causa della difficoltà nel trovare alternative appetibili, convenienti e sostenibili. Oltre ai legumi che rappresentano una buona fonte di proteine, ci sono anche dei novel food, cibi nuovi che «imitano» la carne, tra cui si colloca la carne coltivata, creata in laboratorio a partire da cellule staminali animali. Insieme ai partner europei di Euroconsumers, Altroconsumo ha condotto un’indagine sull’opinione dei cittadini riguardo questa nuova fonte proteica. Dall’indagine -spiegano da Altroconsumo- emerge che il 97% degli intervistati appartiene ad una famiglia in cui si mangia carne almeno una volta a settimana e che per 3 italiani su 4, la sostenibilità dei prodotti rappresenta un criterio d’acquisto da rispettare.

Un dato rassicurante che emerge è che il 56% degli intervistati dichiara di aver già ridotto il consumo di carne negli ultimi 5 anni o di aver intenzione di farlo (12%), tendenza molto più diffusa negli over 56 piuttosto che negli under 38. Le principali resistenze a una dieta con meno carne, in Italia, sono legate nel 34% dei casi a tradizioni familiari e contesto culturale. Una parte significativa di intervistati esprime scetticismo sull’effettivo impatto del proprio consumo di carne: il 29% ritiene di consumarne già pochissima, mentre il 28% pensa che un cambiamento individuale non avrebbe effetti concreti. Nonostante si fatichi a percepire l’impatto dei propri consumi, la consapevolezza c’è: il 67% dei rispondenti chiede etichette più chiare sull’impatto ambientale della carne e il 58% crede che «mangiare meno carne» sarà mainstream tra dieci anni.

Cresce anche l’offerta di alternative proteiche alla carne tradizionale: alcune sono già sul mercato -dai prodotti vegetali a quelli a base di alghe o insetti– altre, come la carne coltivata o ottenuta tramite fermentazione di precisione, attendono l’autorizzazione dell’Ue. Il 40% degli intervistati, però, non ha mai sperimentato una di queste fonti alternative di proteine e il 44% ammette che preferirebbe mangiare meno carne piuttosto che sostituirla con fonti proteiche alternative, considerate ancora troppo costose (49%). Concentrandosi sulla carne coltivata, invece, oltre il 70% degli italiani dichiara di averne già sentito parlare, anche se solo il 23% si considera realmente informato sull’argomento e quasi metà del campione (47%) si dice disposto a provarla qualora fosse disponibile sul mercato. La salute resta il criterio principale con cui i consumatori valutano le novità alimentari, lo conferma l’inchiesta di Altroconsumo, secondo la quale il 46% degli intervistati dichiara di non fidarsi del consumo di carne coltivata e il 50% esprime timori legati a possibili rischi per la salute nel lungo periodo. Nonostante ciò, il 34% si dichiara disposto a introdurla nella propria alimentazione se dimostrasse benefici per la salute, e quasi uno su tre tra gli scettici rivedrebbe la propria posizione alla luce di vantaggi concreti. Per rispondere alle preoccupazioni sulla sicurezza, è essenziale che la carne coltivata sia sottoposta a controlli rigorosi. La fiducia dei consumatori si concentra sugli enti pubblici, in particolare sull’Efsa, l’Autorità europea per la sicurezza alimentare e sulle autorità nazionali equivalenti.

Se approvata dall’Efsa, il 50% degli intervistati in Belgio, Italia, Portogallo e Spagna si dichiara disposto a provarla, anche perché nessun novel food può essere commercializzato nell’Ue senza l’ok dell’Efsa e l’autorizzazione della Commissione. Anche il prezzo della carne coltivata è importante, infatti, quasi la metà degli intervistati si aspetta un costo inferiore rispetto alla carne convenzionale, il 31% la includerebbe nella dieta solo a fronte di un prezzo competitivo, e il 54% ritiene che il successo dipenderà dalla sua accessibilità. Il tema dei prezzi è fondamentale; come emerso anche dal Termometro Altroconsumo 2025, ci sono già molte famiglie che oggi faticano a sostenere le spese alimentari di base.

Oltre al costo, ci sono anche altri criteri che influenzano la scelta dei consumatori, infatti quasi la metà degli intervistati accetterebbe la carne coltivata solo se paragonabile, per gusto e consistenza, a quella tradizionale. Un traguardo che richiede ulteriori progressi nei laboratori, al fine di ottenere il giusto profilo di grassi e aminoacidi per non ricorrere all’utilizzo di additivi e aromi artificiali. Anche sul piano nutrizionale, serve garantire un apporto simile a quello della carne convenzionale, ricca di ferro, vitamina B12, Omega-3 e altri nutrienti essenziali. Anche la trasparenza sulla composizione resta un requisito imprescindibile.

La carne coltivata è percepita da metà degli intervistati come una soluzione a minore impatto ambientale, capace di ridurre emissioni, e consumo di suolo e favorire il benessere animale. Tuttavia, l’altra metà ignora questi aspetti, segnalando la necessità di informazione più chiara e accessibile. L’inchiesta conferma che chi è più informato riconosce maggiormente i benefici climatici di questa alternativa, 61%, rispetto al 35% per chi non ne ha mai sentito parlare. Questa carne è vista anche come un’opportunità per garantire l’accesso al cibo: per il 42% degli intervistati, potrebbe rendere accessibile carne di alta qualità a un numero più ampio di persone. Allo stesso tempo, l’introduzione in commercio della carne coltivata consentirebbe all’Europa di ridurre l’importazione di proteine destinate all’alimentazione animale, rendendola meno dipendente dall’estero: ne è convinto il 46% degli intervistati. Secondo gli intervistati l’Europa dovrebbe creare in modo proattivo un piano per strutturare la produzione e commercializzazione della carne coltivata: Il 61% chiede regole pubbliche per evitare monopoli e garantire equità, mentre il 48% sollecita l’Europa a sostenere più attivamente le alternative sostenibili. Dal punto di vista dei consumatori, inoltre, si chiede che, una volta sul mercato la carne coltivata sia: sicura per la salute, accessibile economicamente, ricca di nutrienti, simile nel gusto alla carne tradizionale, sostenibile e promossa attraverso informazioni chiare e oneste, con il supporto di dati scientifici.

Maria Anzalone

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