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E’ stato in carcere per 38 anni. Si erano sbagliati

Gazzettino Italiano Patagónico by Gazzettino Italiano Patagónico
14 de mayo de 2025
in Italia, Política
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E’ stato in carcere per 38 anni. Si erano sbagliati

ALESSANDRO GIULI MINISTRO

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Dopo 38 anni trascorsi in carcere per un omicidio che non ha commesso, Peter Sullivan è un uomo libero. La Corte d’Appello ha annullato la sua condanna, riconoscendo l’errore giudiziario più lungo nella storia della giustizia britannica. Sullivan oggi ha 68 anni, e ha passato metà della sua vita in carcere perché nel 1987 è stato condannato per l’uccisione brutale di Diane Sindall, una fiorista ventunenne aggredita mentre tornava a casa da un turno in un pub di Bebington, nel Merseyside. Il suo corpo, ritrovato svestito e mutilato, era stato al centro di un’indagine che portò rapidamente alla condanna dell’uomo, all’epoca indicato come unico sospettato. Secondo la ricostruzione dell’accusa, nell’agosto 1986 Sullivan – dopo aver perso una partita a freccette – avrebbe vagato ubriaco per le strade, armato di un piede di porco, incontrando casualmente la vittima. Ma quella ricostruzione si è rivelata priva di fondamento alla luce delle nuove prove scientifiche. È stata infatti la Criminal Cases Review Commission (CCRC) a ordinare nuovi esami del DNA, oggi disponibili grazie a tecniche moderne non esistenti all’epoca. I risultati parlano chiaro: nessuna traccia genetica di Sullivan è stata riscontrata nei campioni raccolti sulla scena del crimine. Il DNA appartiene invece a un «uomo sconosciuto», la cui identificazione è ora al centro delle indagini riaperte nel 2023. «Alla luce di queste prove, è impossibile considerare sicura la condanna dell’appellante», ha dichiarato il giudice Holroyde, che insieme ai colleghi Goss e Bryan ha firmato l’annullamento della sentenza. «Non abbiamo dubbi sul fatto che sia necessario e opportuno nell’interesse della giustizia». Sullivan ha seguito in lacrime l’udienza via video dal carcere di Wakefield. In aula, un familiare ha accolto la lettura della sentenza con commozione: «Ce l’abbiamo fatta», ha sussurrato tra le lacrime. La polizia del Merseyside ha confermato che le prove genetiche non erano disponibili all’epoca e ha annunciato il massimo impegno per trovare il vero responsabile. Oltre 260 uomini sono stati esclusi finora dall’inchiesta, e la National Crime Agency è ora coinvolta per identificare il profilo genetico rimasto anonimo. «Pensiamo alla famiglia di Diane Sindall, che dopo quasi quarant’anni si ritrova ancora senza risposte e con un dolore rinnovato», ha dichiarato il sovrintendente capo Karen Jaundrill.

Mario Basile

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