Il problema drammatico che abbiamo davanti è: fino a che punto la democrazia può reggere se il popolo quando è chiamato al voto a maggioranza o se ne frega o sostiene chi la vuole affossare?
Cambiamo il popolo, direbbe chi ha voglia di scherzare. Il problema, purtroppo, è maledettamente serio e sta scuotendo il sistema fondato sulla democrazia. Prima l’elezione di Donald Trump, che a colpi di decreti attuativi dopo 100 giorni di governo ha messo non solo sottosopra gli Stati Uniti ma pure aperto una guerra ‘daziale’ contro il mondo. Poi i giudici francesi che con sentenza, almeno per il momento, hanno fatto fuori politicamente Marine Le Pen, la leader dell’estrema destra con ottime chance di vittoria alle prossime presidenziali. Poi è arrivato il dossier messo a punto dai servizi segreti tedeschi sull’Afd, il partito filonazista che già ora tutti i sondaggi mettono al primo posto tra le forze politiche e che per i ‘servizi’ tedeschi perseguono politiche fuorilegge. Ultima la Romania, dove nei mesi scorsi le elezioni presidenziali con il candidato filorusso in testa sono state annullate dai giudici perché inquinate dall’esterno.
In Romania il voto è stato ripetuto nelle ultime ore e… il nuovo candidato filorusso e antieuropeo è arrivato primo col 40 per cento dei consensi. A farlo vincere, spiegano gli analisti, sono stati soprattutto i voti dei residenti all’estero. Cioè, i cittadini romeni che vivono da anni e anni in Europa, che lavorano e che negli altri paesi europei hanno messo su casa, se ne fregano della democrazia e sognano regimi dittatoriali. Il problema drammatico che abbiamo davanti è: fino a che punto la democrazia può reggere se il popolo quando è chiamato al voto a maggioranza o se ne frega o sostiene chi la vuole affossare?
Le regole democratiche non si possono imporre o mantenere a colpi di manganello o annullando le elezioni che non vanno secondo i desiderata. Che democrazia sarebbe quella che poi, nei fatti, non applica i valori che professa, che giudica nemici quelli che non riesce a battere in votazioni libere? Con il serio rischio, guardiamo a cosa è successo negli Stati Uniti con Trump finito nel mirino di tutti i giudici americani e pure condannato che alla fine non solo ha mantenuto tutta la sua forza politica ma l’ha pure accresciuta diventando ‘vittima’ del sistema.
È chiaro che le posizioni estremiste, che in molti casi vincono le elezioni e vogliono far saltare l’attuale sistema democratico, non possono essere battute e represse con leggi e ordinanze. Che fare? Mettersi l’elmetto e fortificare le proprie trincee, come si è visto negli ultimi decenni, non serve, anzi, non fa che rafforzare la rabbia dei già tanti trasformandola in potente calamita per nuovi arrivi. Ci vuole coraggio, le forze politiche democratiche, quelle che hanno a cuore gli interessi e la libertà di tutti i cittadini, devono fare un bagno di umiltà e scendere in mezzo al popolo, prendendo sul serio il malessere e le preoccupazioni di tanti cittadini e non pensare che basterà tirarla per le lunghe, che sarà il tempo a risolvere i problemi e si potrà tornare al vecchio andazzo. Follia.
Anche i Democratici americani stanno lasciando fare al Presidente Trump, scommettendo sul disastro che sta già causando e sempre più causerà con le sue folle decisioni. Pensano che tra due anni, quando ci saranno le elezioni di metà mandato, sarà più facile batterlo e metterlo in gabbia. Il rischio è che in quel momento la rabbia dei tanti, anche di quelli delusi dall’aver scelto Trump, non solo non torni nel sistema democratico ma diventi ‘più cattiva’ e più pericolosa. E forse non è un caso se in questi ultimi mesi negli Stati Uniti sono cominciati ad uscire molti saggi e libri sul rischio di una nuova guerra civile.
Il futuro è nero ma ci sono anche dei segnali in controtendenza. In Canada, che Trump vuole annettere e minaccia di distruggere, a sorpresa ha vinto il candidato più liberal, quello che nei mesi precedenti i sondaggi davano sicuramente per sconfitto dai conservatori. Come detto però non ci si può mettere sulla riva in attesa che passino i cadaveri degli avversari. Bisogna, al contrario, impegnarsi a trovare soluzioni che possano ridare speranza a quei tanti, ogni giorno di più, che già oggi non arrivano alla fine del mese, che non ce la fanno più a vivere in quartieri abbandonati alla forza criminale, costretti a lottare con gli ultimi arrivati che per vivere accettano di essere sfruttati con paghe da fame.
Per ora la guerra tra ultimi e penultimi nella società sta favorendo politicamente proprio quelli che questi problemi hanno causato. Ma quando la metà del popolo si astiene o non crede più alle regole democratiche, con l’altra metà che vuol combattersi fino all’ultimo sangue, certamente alla fine non ci sarà democrazia per nessuno.
Nico Perrone