Il polo nord di Marte è ricoperto da una calotta ghiacciata spessa 3 km. Studiando come il peso di questi ghiacciai abbia deformato la crosta del «pianeta rosso», una ricerca internazionale, a cui ha contribuito la Sapienza, ha fornito nuove informazioni sulla composizione del sottosuolo marziano. La ricerca si basa su un’analisi geofisica simile a quella utilizzata sulla Terra per studiare la deformazione della crosta sotto il peso delle masse glaciali. La superficie di Marte, come quella della Terra, è costituita perlopiù da roccia e metalli. Nonostante l’aspetto apparentemente inalterabile, la crosta di un pianeta è soggetta a una serie di deformazioni. Rispetto al mantello terrestre, però, quello marziano risulta essere molto più resistente. Gli scienziati del Dipartimento di Ingegneria meccanica e aerospaziale della Sapienza sono partiti dallo studio del polo nord di Marte per capire come la superficie del pianeta risponda alla pressione esercitata da una vasta calotta di ghiaccio, documentando per la prima volta in ambito planetario processi di isostasia post-glaciale (l’equilibrio gravitazionale tra la crosta e il sottostante mantello litosferico, NdR). L’applicazione a Marte del metodo di misurazione ha rappresentato una sfida significativa a causa della limitata disponibilità di dati. Se sulla Terra si possono sfruttare sismometri distribuiti in una rete complessa per monitorare con precisione la risposta della crosta al carico glaciale, su Marte le opportunità di osservazione sono molto più limitate. A oggi, infatti, è stato posizionato solo un sismometro sul «pianeta rosso», a bordo della missione InSight. Per superare questa difficoltà, il gruppo di ricerca ha combinato le misure provenienti dal sismometro con l’analisi delle variazioni temporali delle anomalie gravitazionali su Marte. A ciò si aggiungono modelli di evoluzione termica. «Grazie a questo approccio combinato, è stato possibile misurare il tasso di deformazione della crosta marziana, che risulta estremamente lento. Questo implica che l’interno di Marte è estremamente freddo e resistente alla deformazione» spiega Antonio Genova della Sapienza.