Le storie di cristiani perseguitati della Chiesa di Dio onnipotente in Cina, alcuni dei quali hanno trovato la forza di testimoniare, sono sempre di più. Oscure e quasi mai attendibili le statistiche sulle loro ‘scomparse’ dopo blitz e arresti e detenzioni in campi di rieducazione. La Chiesa cristiana di Dio Onnipotente ha raccolto tante testimonianze, molte ‘coperte’ per tutelare l’incolumità di chi ha lasciato i familiari in Cina. «Il numero di fedeli della nostra Chiesa arrestati si avvicina alle 20.000 persone– denuncia la Chiesa cristiana di Dio Onnipotente in una nota ufficiale- di cui nel 2024 ben 24 sono morte a causa delle torture subite, mentre molti altri hanno subito gravi condanne, mutilazioni da torture o sono stati condannati a lunghi anni di prigionia». Per questo i fedeli di questa Chiesa cristiana sono spesso costretti a fuggire dal Paese e chiedono asilo politico per poter praticare il proprio credo religioso. Vengono sottoposti, come raccontano, a interrogatori, a pene detentive e a vere e proprie torture. Nel 2024, scrive la Chiesa cristiana in un report, il PCC ha avviato continue operazioni di arresto in tutto il Paese. L’11 ottobre 2024, in un solo giorno- denuncia sempre la Chiesa nella nota stampa- sono stati arrestati più di 600 cristiani nella provincia di Jilin, di cui 210 persone sono state arrestate solo a Changchun e due persone sono state torturate a morte nel giro di quattro giorni. Un capitano di polizia di una città sotto la giurisdizione di Changchun, nella provincia di Jilin, ha affermato che l’11 ottobre le autorità hanno inviato 600 agenti di polizia con l’obiettivo di colpire 180 persone». Tra le tante storie c’è quella di Wang Yuxia, di 61 anni, arrestata e interrogata segretamente in un hotel. Il 17 ottobre, secondo quanto riportato dalla polizia, sarebbe morta improvvisamente a causa di un infarto. Il suo corpo, hanno riferito testimoni coperti nella loro identità, era livido e gonfio, con un’orbita oculare ammaccata e il collo inclinato da un lato come se fosse rotto. Non sembrava più lei, scrivono alla Chiesa i familiari. Anche una delle sue gambe era rotta, con il piede inclinato da un lato. È morta dopo un interrogatorio segreto durato 9 giorni e 8 notti. Sempre l’11 ottobre 2024, la cristiana Wang Fuhua di 49 anni è stata arrestata nella sua abitazione. Dopo nove giorni e otto notti di interrogatori segreti, il 20 ottobre- denuncia la Chiesa cristiana- la polizia ha affermato che aveva avuto un improvviso infarto cardiaco. Ma la persecuzione della Chiesa di Dio Onnipotente ha una lunga storia. Altri casi e testimonianze di torture subite arrivano dai racconti dei testimoni fuggiti. Hao Guanghui ha 55 anni, nel settembre 2018 è stato arrestato e condannato a sei anni di carcere dal PCC e nel 2024, dopo essere stato rilasciato, ha descritto le torture subite. La polizia, ha raccontato alla Chiesa di Dio Onnipotente, lo ha colpito violentemente alla testa con le suole delle scarpe, infierendo anche sul viso, le dita e i genitali con bastoni di bambù spessi come un pollice, fino a quando due bastoni non si sono spezzati. Le percosse hanno provocato tumefazioni alla testa e al volto, un ematoma all’occhio sinistro accecandolo, lasciandogli tutte e dieci le dita nere. La polizia lo ha anche ripetutamente sottoposto alla tortura «dell’agnello intero arrostito»: ammanettandogli i polsi mentre si teneva le ginocchia, infilandogli una barra d’acciaio sotto i polsi, sollevando quest’ultima per sospenderlo in aria facendolo oscillare avanti e indietro per tre o quattro ore. Hanno poi usato un tubo d’acciaio lungo più di 2 metri e con un diametro di 3,5 cm per colpire la sua testa e il suo braccio sinistro. La polizia ha inoltre ordinato ai compagni di cella di tormentarlo. Lo hanno costretto a mangiare avanzi di cibo mescolati al catarro, gli hanno infilato in bocca calzini sporchi nel sonno, hanno inzuppato la sua coperta con acqua fredda, lo hanno svegliato a intervalli 10 minuti e gli hanno coperto il naso e la bocca con diversi fazzoletti bagnati, quasi soffocandolo. Gli hanno infilato uno scaccia zanzare a circa cinque centimetri di profondità nell’ano, gli hanno infilato bastoncini di bambù a oltre tre centimetri di profondità nei genitali e gli hanno legato una corda sottile intorno ai genitali, tirandola avanti e indietro. Gli hanno compresso una scodella di acqua bollente contro il braccio per 10 minuti, provocando una grande vescica, portandolo in agonia. Inoltre, gli hanno imposto di urinare solo una volta al giorno e di defecare solo una volta ogni sette o dodici giorni, gli hanno urinato sulla testa e lo hanno costretto a bere urina e a mangiare feci. Per mezzo mese è stato costretto a tenere sulla testa un bidone della spazzatura pieno di 5 kg di acqua dalle 5 del mattino alle 11 di sera, con la superficie dell’acqua che doveva rimanere perfettamente orizzontale. Doveva afferrarlo saldamente con entrambe le mani, cosa che gli ha procurato una perdita della sensibilità del mignolo e dell’anulare, presente tutt’oggi. Quando lo costringevano a mantenere la posizione dello squat militare, gli mettevano degli stuzzicadenti sotto i piedi e le ginocchia, i quali bucavano la carne ad ogni movimento, lasciandogli ancora oggi le piante dei piedi intorpidite. Le sue gambe sono state ripetutamente stirate fino a provocare gravi contusioni, gonfiandosi fino a raggiungere il doppio delle dimensioni normali, e ancora oggi non è in grado di camminare normalmente. Fan Shumei invece, una 39enne, è stata trattenuta in una stanza d’albergo per un interrogatorio segreto il 25 febbraio 2024. Per costringerla a rivelare informazioni sulla chiesa- riporta l’organizzazione dai suoi racconti- la polizia le ha strappato violentemente la camicia, l’ha schiaffeggiata con forza sul viso e l’ha picchiata nella parte inferiore del corpo con bastoni di legno spesso per due ore, rompendone due. Le gambe, le cosce e le natiche si sono gonfiate e ricoperte di lividi. È stata poi portata in una stanza buia, dove gli agenti le hanno ammanettato le mani dietro la schiena, le hanno con la forza abbassato i pantaloni (lasciandola solo in biancheria intima) e l’hanno frustata sulle cosce e sulle gambe con una larga cintura di cuoio. In seguito, l’hanno portata in un bagno, l’hanno costretta a sdraiarsi a faccia in giù su un water, le hanno tenuto la testa in basso, le hanno abbassato di nuovo i pantaloni e le hanno scattato delle foto alle natiche. La notte dell’11 marzo, è stata riportata nella stanza buia, dove la polizia le ha legato cosce e gambe con spessi fili elettrici per oltre dieci minuti. Poi hanno posizionato un bastone di legno tra due tavoli, le hanno legato i piedi alle manette con delle corde, le hanno appoggiato le braccia sul bastone e le hanno teso le gambe e le braccia, spingendola, tirandola e scuotendola continuamente per un’ora. In seguito, gli agenti l’hanno immobilizzata a terra e le hanno bastonato le piante dei piedi per 40 minuti. Le caviglie e le piante dei piedi si sono gonfiate gravemente, rendendole impossibile restare in piedi o sopportare qualsiasi contatto. La polizia le ha anche sigillato la bocca con del nastro adesivo e le ha inserito sigarette accese in entrambe le narici. Durante le torture è svenuta due volte, riferiscono i testimoni.
Silvia Mari De Santis