Settecentoquattro episodi di violenza tra attacchi aerei, bombardamenti di artiglieria e scontri armati, e poi: rapimenti di bambini, uccisioni e violenze sessuali. Gli ultimi tre mesi del 2024, in Sudan, sono stati i peggiori dei due anni di guerra che sta devastando il Paese africano, un conflitto – denuncia l’organizzazione Save the Children – segnato da brutalità estrema, fame e sfollamento, con continui attacchi violenti ai danni di minori e civili che non accennano a diminuire. «Siamo preoccupati – avverte Mohamed Abdiladif, Direttore di Save the Children in Sudan – per questa spirale di violenza che sembra non aver fine. Quest’anno, i bambini e le loro famiglie, soprattutto quelli che si rifugiano nel Darfur settentrionale e a Khartoum, hanno subito bombardamenti e attacchi indiscriminati con conseguenze devastanti». Secondo i dati forniti dall’organizzazione, il mese di gennaio del 2025 ha registrato, in alcune zone del Paese, 208 episodi (che segnano un +78% rispetto al gennaio 2024) che hanno preso di mira i civili, molti dei quali con conseguenze devastanti per i bambini. Il comunicato dell’organizzazione riprende la denuncia delle Nazioni Unite per le quali a gennaio, il picco di violenza ha portato a «livelli scioccanti» di gravi violazioni contro i bambini, soprattutto nello stato di Al Jazirah e nel Darfur settentrionale, tra cui il reclutamento nei gruppi armati, la violenza sessuale, i rapimenti e gli attacchi a scuole e ospedali. «L’impunità con cui vengono attaccati i civili e le infrastrutture in tutto il Sudan – continua Abdiladif – compresi gli assalti mirati a ospedali, mercati e impianti idrici, mina il diritto internazionale». A meno di due anni dall’inizio del conflitto, scrive l’Organizzazione internazionale per le migrazioni, si registra il numero di sfollati interni più alto di tutto il mondo: 12 milioni. In cinque aree del Paese, inoltre, la popolazione vive in condizioni di carestia. Save the Children, conclude quindi il direttore, Abdiladif, «chiede a tutte le parti coinvolte in questo conflitto di rispettare la protezione dei civili ai sensi del diritto internazionale, di evitare il posizionamento di obiettivi militari in prossimità di aree civili e di assicurare l’allontanamento dei civili dalle zone di conflitto attivo».
Federico Azzaro