Un nuovo metodo per gestire i rischi ecologici della tossina potrebbe consentire la coltivazione di alcune colture su terreni attualmente considerati inutilizzabili a causa dei rischi ambientali. L’inquinamento del suolo da DDT è ancora un problema importante in molte parti del mondo. Negli anni ’50 e ’60 del secolo scorso questa sostanza pesticida veniva usata per controllare i parassiti in silvicoltura e in agricoltura e, sebbene sia stata vietata da oltre 50 anni, ci sono ancora migliaia e migliaia di siti in tutto il mondo in cui il suolo è contaminato dal DDT. La tossina è stata collegata a una serie di effetti negativi sulla salute dell’uomo e degli animali e si decompone molto lentamente. Rappresenta un rischio ecologico perché può essere assunta da organismi terrestri come i lombrichi. Quando questi vengono a loro volta mangiati da uccelli e altri animali, il DDT inizia ad accumularsi nella catena alimentare, il che significa che i predatori principali sono colpiti dalle concentrazioni più elevate di tossina. I ricercatori della Chalmers University of Technology di Gothenburg in Svezia hanno sviluppato un nuovo metodo per ridurre i rischi ecologici della tossina, sperimentandolo in un ex vivaio di alberi contaminato dal DDT nel sud della Svezia. «Abbiamo mescolato il terreno con il biochar e abbiamo coltivato diverse piante. Abbiamo scoperto che il biochar lega efficacemente il DDT, in modo che non venga assorbito dagli organismi del suolo» spiega Paul Drenning, ricercatore post-dottorato presso il Dipartimento di Architettura e Ingegneria Civile di Chalmers e primo autore dello studio. Il biochar, simile al carbone di legna, è un prodotto ecologico ed economico da produrre. Questa riduzione dei rischi ambientali potrebbe a sua volta portare i proprietari terrieri a riprendere l’attività agricola su terreni attualmente inutilizzati. «Il trattamento di terreni contaminati in grandi volumi è costoso e complicato. Una soluzione comune è quella di scavare il terreno e poi trasportarlo in una discarica per rifiuti pericolosi, ma questo significa distruggere terreni di buona qualità e non è una soluzione ragionevole per grandi aree contaminate» spiega Paul Drenning. Il trattamento con biochar in loco potrebbe quindi rendere utile il terreno invece di lasciarlo incolto o degradato, e anche a un costo significativamente inferiore sia per il proprietario del terreno, sia per l’ambiente.