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No al burqa e al niqab a scuola (e in tutti gli uffici pubblici), Lega all’attacco in Lombardia

Gazzettino Italiano Patagónico by Gazzettino Italiano Patagónico
28 de enero de 2025
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No al burqa e al niqab a scuola (e in tutti gli uffici pubblici), Lega all’attacco in Lombardia
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La Lega lombarda, su spinta decisa della Lega nazionale, propone una stretta sul velo islamico, specialmente niqab e burqa, negli uffici pubblici del territorio. Il Carroccio regionale, con una conferenza stampa a Palazzo Pirelli sostenuta anche dall’europarlamentare Silvia Sardone e dal deputato Igor Iezzi (il quale ha illustrato la proposta leghista su scala nazionale), ha dunque dato nuova linfa alla disposizione già esistente e risalente al 2015 (che prevedeva il divieto di tali accessori solo all’interno di edifici regionali), estendendolo di fatto a tutti i luoghi pubblici di riferimento comunale, a iniziare dalle scuole. «Burqa e niqab sono strumenti di oppressione nei confronti della donna che non possiamo tollerare e purtroppo- sottolinea il capogruppo leghista a Palazzo Pirelli Alessandro Corbetta- assistiamo anche a posizioni politiche un po’ accondiscendenti». La mozione verrà discussa in Consiglio regionale. «Bisognerebbe aprire una considerazione sul velo, che troppo spesso non è libertà della donna di indossarlo, ma è una costrizione dell’uomo», aggiunge l’esponente del Carroccio. «Invitiamo il governo- afferma la consigliera Silvia Scurati, prima firmataria- a fare una riflessione per quanto riguarda non solo i luoghi pubblici, ma anche l’estensione del divieto del velo all’interno degli edifici scolastici, soprattutto rivolti agli alunni di minore età. Pensiamo, e lo dico da donna a tutte quelle ragazzine delle elementari che sono costrette, purtroppo ormai usanza dilagante, a dover indossare il velo all’interno delle aule scolastiche». Insomma, la direzione è tracciata, e gli alleati di centrodestra, in Regione come al governo, come spiega Iezzi, non dovrebbero opporsi. «Non credo che ci siano problemi con gli alleati su questo tipo di proposta, anche perché- fa sapere- questo è uno dei pochi casi in cui diciamo siamo in sintonia con la Corte europea, nel senso che si è già espressa in altri casi, per esempio in Francia, per esempio in Belgio, dove hanno fatto delle legislazioni in cui hanno vietato il velo islamico, ossia quello che copre interamente il viso, la Cedu (corte europea per i diritti dell’uomo, ndr) le ha ritenute legittime». Insomma, per Iezzi non è questione di parte politica. «Il problema è davvero solo nostro, bisogna cambiare la normativa italiana, e non credo che ci dovrebbero essere problemi con gli alleati. Per quanto riguarda invece l’opposizione, io spero che vogliano, come dire, tornare a essere difensori del diritto alla libertà, anche delle donne».

Marina Caso

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