I grandi pappagalli ara dell’Amazzonia mangiano parti di piante, come i germogli, che contengono sostanze tossiche prodotte dai vegetali per proteggersi (gli alcaloidi), che a lungo andare possano creare loro dei problemi. Il rimedio che i pappagalli hanno trovato è sorprendente: una «cura disintossicante» a base di argilla. Con regolarità gli uccelli visitano in gruppi numerosi le sponde dei fiumi dove emergono spessi tratti di argilla, che viene inghiottita in modeste quantità, perché contiene sostanze chimiche che si legano agli alcaloidi delle piante, rendendoli meno attivi. Anche i tapiri e le scimmie ragno frequentano i depositi di argilla per gli stessi motivi e in altre parti del mondo scimpanzé, gorilla ed elefanti fanno la stessa cosa. Per motivi simili i colobi rossi di Zanzibar (Piliocolobus kirkii), in Tanzania, rubano dalle abitazioni umane il carbone vegetale, perché riesce a rendere meno attivi i fenoli, le sostanze tossiche presenti nel mandorlo indiano e nel mango, che sono tra le piante più nutrienti della zona, sempre ricercate dalle scimmie. Spesso i colobi adulti fanno anche scorte personali, prelevando il carbone a piene mani, o sottraendolo ai più giovani. I nostri gatti, soprattutto quelli che non vivono nelle abitazioni, mangiano l’erba a scopo depurativo. Poco dopo rigurgitano, perché non hanno gli enzimi, cioè le sostanze chimiche che consentono l’assimilazione del vegetale, ma così facendo liberano lo stomaco da peli, piume e residui non digeriti. In questo caso il comportamento sembra essere innato (non devono impararlo dai loro simili) e i gatti sanno naturalmente come devono comportarsi. Ciò significa che questa consuetudine è talmente antica da essere fissata nel patrimonio genetico dell’animale.
Franco Tomasinelli