«Io sono Benjamin Button…», dice l’infinito Claudio Ranieri al Corriere dello Sport. «Mi vogliono bene a Valencia, a Cagliari, anche a Firenze, Napoli, Catanzaro e naturalmente a Roma, la mia Roma… le partite all’oratorio al Testaccio e San Saba». L’allenatore della rinascita giallorossa guarda il calcio dall’alto Dei suoi 40 anni di panchina. E non sa più come declinare il tempo: si aggrappa al concetto di «ultimo», per tirare la volata alla fine d’una carriera che prima o poi arriverà. Che in teoria era già arrivata. «Ho capito di essere cambiato», dice. «Mi credi se ti dico che negli ultimi mesi ho ricevuto più richieste che dopo il trionfo col Leicester? Quando mi sono accorto che c’era ancora voglia di Ranieri, la voglia è tornata pure a me, ma sapevo che l’avrei fatto solo per due squadre, Cagliari e Roma. Mi hanno tirato giù dall’Aventino». I Friedkin «hanno voglia di fare bene, di riportare in alto la Roma. Non parlano in pubblico? Perché, vedi altri americani, mi riferisco a proprietari di squadre, che rilasciano interviste o semplici dichiarazioni? Gli americani sono fatti così. Affidano i compiti alle persone che scelgono e se non vanno bene le cambiano». Ha vinto il quinto derby di Roma su cinque. «So tutto, ho tutto chiaro. Ma ora le cose vanno meglio, la squadra ha recuperato l’autostima, è in fiducia. Io non ho paura di dire le cose: abbiamo battuto una Lazio che sta facendo una grande stagione e un bellissimo calcio. Domenica ho visto una Roma diversa, una Roma che sa stare in campo. Molto distante da quella di Napoli, ma ero arrivato solo da un giorno e i nazionali erano appena rientrati. Il progresso, la crescita è notevole». Dybala? «Con il sorriso. Il sorriso è importante, chi arriva al campo col sorriso, come Paulo, facilita le cose e ti riempie il cuore. Paulo è di un calcio superiore, ora gioca tanto perché sta bene, ma va salvaguardato. Lo tolgo non appena lo vedo stanco». Totti? «Francesco prima dovrà capire cosa vuol fare da grande. Parlerò con lui, così come ho parlato con Daniele».
Mario Piccirillo