Prima il presidente, poi il sostituto presidente. La Corea del Sud è in profondissima crisi politica dopo che il Parlamento ha votato l’estromissione del presidente ad interim, appena due settimane dopo l’impeachment del presidente Yoon Suk Yeol. Una mossa che prolunga il vuoto politico che sta paralizzando il paese, ormai senza una guida forte in un periodo di crescenti sfide interne ed esterne. Il 14 dicembre, il presidente Yoon è stato messo in stato d’accusa per aver decretato la legge marziale, una decisione che ha scatenato il caos istituzionale. Il primo ministro Han Duck-soo ha assunto il ruolo di presidente ad interim, ma il suo mandato è durato pochissimo. L’opposizione ha votato il suo impeachment accusandolo di proteggere Yoon. E’ la prima volta che un presidente ad interim viene stato destituito, in Corea del Sud. L’incarico del nuovo presidente facente funzioni va adesso a Choi Sang-mok, ministro delle finanze e vice primo ministro, che come il suo predecessore, non ha alcun mandato elettorale. «La cosa più importante ora è ridurre al minimo la confusione negli affari di stato», ha dichiarato subito dopo aver assunto l’incarico. La decisione di procedere con l’impeachment di Han è arrivata dopo che quest’ultimo si è rifiutato di nominare tre giudici per la Corte costituzionale, una mossa che ha ritardato ulteriormente la possibilità di un pronunciamento finale sull’impeachment di Yoon. Con solo sei giudici attualmente in carica su un totale di nove, la Corte potrebbe non raggiungere il numero necessario di voti favorevoli per sancire la rimozione del presidente. La battaglia politica si gioca anche su questo fronte, con l’opposizione che accusa il governo di ritardare il processo per motivi tattici, mentre il governo sostiene che solo un presidente eletto può nominare i giudici.
Alice Venturini