Il mercurio è un veleno estremamente pericoloso, la cui diffusione nell’ambiente è aumentata notevolmente negli ultimi due secoli. Il mercurio si trova in grandi quantità nell’oceano, dove si accumula in modo particolare nei pesci al vertice della catena alimentare. Dopo 18 mesi di indagini, l’ONG francese BLOOM Association rivela in un rapporto come, a partire dagli anni ’70, le autorità abbiano scelto di fissare la soglia di mercurio «accettabile» per il tonno a un livello tre volte più alto rispetto ad altre specie ittiche, come il merluzzo, senza che ci fosse la minima giustificazione scientifica. In altre parole, la soglia di pericolo non è stata fissata con l’obiettivo di proteggere la salute umana, ma solo per tutelare gli interessi finanziari dell’industria del tonno. «Il mercurio è un potente neurotossico che si fissa nel cervello ed è molto difficile da eliminare. Tutti lo sanno» spiega Julie Guterman, ricercatrice presso BLOOM e autrice principale dello studio. In Italia, consumiamo in media 2,5 kg pro capite di tonno in scatola all’anno, al quale bisogna aggiungere il consumo di tonno fresco e surgelato. BLOOM Association ha selezionato a caso 148 lattine provenienti da cinque Paesi europei (Germania, Inghilterra, Spagna, Francia e Italia) e le ha fatte analizzare da un laboratorio indipendente: il 100% delle lattine era contaminato da mercurio. Più della metà delle lattine testate (57%) superava il limite massimo di mercurio definito per altre specie di pesce (0,3 mg/kg). «Mi era difficile credere che i produttori e i politici potessero scegliere consapevolmente di essere così spietatamente cinici, ma ho dovuto constatare i fatti. Aver agito al momento della definizione delle soglie normative permette ora ai produttori e ai supermercati di vendere prodotti contaminati nella più completa legalità. Lasciare che le persone credano che il consumo di tonno sia sicuro dal punto di vista della salute è una bugia imperdonabile dalle conseguenze drammatiche» continua la ricercatrice.